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Come i Pagani pensano gli Dèi

 

 

25 aprile 2024

Lo Stato fascista e le fallacie di Giovanni Gentile

La logica di giustificazione del fascismo e dell'assolutismo si genera attraverso le fallacia. La fallacia è menzogna e la menzogna, anche se alcuni la attribuiscono ad "errori in buona fede", in realtà è sempre il prodotto della malafede che spesso è a monte nella formazione dell'individuo che poi produce la menzogna.

L'ideologia fascista, sovranista, nasce dall'inganno come dall'inganno della "promessa divina" nasce la fede nella religione cristiana.

Vale la pena di citare Adelino Cattani sulla fallacia quando dice:

"Esempi tipici di fallacia informale sono quella d'ambiguità, l'argomento ad ignorantiam, l'argomento ad hominem e il ragionamento circolare. La loro capacità di persuasione è legata non alla forma dell'argomento, ma ad altri fattori che possono essere di natura psicologica, emotiva, ideologica, pratica, conformista, ecc." Adelino Cattani, Discorsi ingannevoli, Editore GB, 1995, pag. 78

Il primo inganno che mette in atto Giovanni Gentile per giustificare lo Stato assolutista fascista è quello di contrapporre lo Stato Assolutista Fascista alle pretese dei cattolici di controllare la scuola e, con essa, l'educazione dei ragazzi per sottometterli all'assolutismo di Dio.

Secondo Giovanni Gentile la chiesa cattolica, regime assolutista, vuole limitare lo Stato assolutista attraverso il controllo dell'educazione dei ragazzi.

Scrive Giovanni Gentile:

In realtà ogni volta che si ricorre a questa distinzione del privato dal pubblico, il motivo della tentata distinzione è il desiderio di praticamente limitare l'azione dello Stato per rivendicare e garentire all'individuo una sfera d'interessi che sfugga alla competenza dello Stato. E questo dei limiti dello Stato è stato uno degli argomenti classici dell'individualismo, in cui tende sempre a cadere la dottrina liberale. I cattolici se ne sono fatti in ogni paese un cavallo di battaglia per sottrarre allo Stato, almeno parzialmente, l'educazione della gioventù, chiedendo ad esso il consenso ad una scuola privata parallela e indipendente dalla pubblica. Ma in tali richieste sfugge per solito che nella stessa richiesta è implicita la negazione della premessa e la conseguente affermazione della pubblicità di ogni scuola, ancorch´ detta privata; e in generale, l'affermazione della presenza dello Stato oltre a limite che egli riconosca alla propria attività. Giacch´ non è possibile ammettere la legittimità di una scuola privata, senza definite questa scuola e regolarla: in pratica, senza assoggettarla al controllo statale. E il carattere privato si ridurrà al potere iniziativa nella fondazione della scuola, al finanziamento o ad altri particolari che non possono peraltro non essere conosciuti e quindi autorizzati dallo Stato, e non rientrare perciò in qualche guisa nell'azione sovrana di esso.

Giovanni Gentile, L'attualismo, editore Bompiani, 2014, pag. 1360 - 1361

Lo Stato, per Giovanni Gentile, si misura solo con la chiesa cattolica, un'altra organizzazione assolutista che chiede di costruire scuole private senza il controllo dello Stato sulla scuola stessa.

In pratica è come se Toto Reina si confrontasse con Provenzano su chi ha il controllo delle persone e ha il diritto di esercitare l'assolutismo mafioso nei confronti dell'altro.

Ogni Stato organizza la scuola, ma la libertà non sta nel diritto ad organizzare le proprie scuole, la libertà sta nell'avere la scuola come strumento dei cittadini in contrapposizione ad una scuola assolutista che è uno strumento dello Stato contro i cittadini e per la tutela dei propri interessi. La Democrazia non consiste nel permettere l'esistenza di scuole private, ma nel non esercitare il controllo assolutistico sulla scuola in modo che questa possa servire alla crescita dei cittadini e non al controllo militare dello Stato sui cittadini.

La fallacia in Giovanni Gentile è costituita da: "chi è il padrone della scuola, lo Stato o la chiesa cattolica?" La vera domanda è: la scuola serve ai cittadini come strumento di promozione personale, o serve allo Stato e alla chiesa cattolica come strumenti di controllo e dispotismo nei confronti dei cittadini?

Lo Stato deve organizzare la struttura scolastica. Lo Stato deve rendere omogeneo l'insegnamento generale in tutta la nazione, ma non può determinare i fini dell'insegnamento che non siano quelli che servono ai cittadini per la loro individualità.

La Democrazia sta proprio nello Stato che organizza la scuola e controlla la formazione delle scuole private qualora i loro titoli vengano parificati, ma non è diritto dello Stato violentare i cittadini costringendoli in ginocchio a pregare.

La Democrazia è nel rapporto fra cittadini e Stato, non nel rapporto fra Stato e altre organizzazioni di potere economico o sociale.

Dopo questa premessa, assolutamente pretestuosa, arriva il vero nodo del fascismo in Giovanni Gentile.

Scrive Giovanni Gentile:

Del resto, la tendenza a limitare 1 azione dello Stato, che altro è se non una forma di opporre una volontà tendenzialmente statale alla volontà positiva dello Stato? Che altro, se non l'affermazione d'un proprio o nuovo Stato che vien ad essere la negazione dello Stato esistente, e quindi una sorta di azione rivoluzionaria? E' ovvio che chi sia interamente soddisfatto dell'azione statale, non cercherà di essere autorizzato a far da s´, di qua dai limiti dell'azione statale. E ovvio pertanto che praticamente la richiesta importa sempre una insoddisfazione, e quindi una critica dello Stato. Che sarà legittima; ma non significherà mai una astratta convenienza di limitare l'azione dello Stato, ma la concreta tendenza a uno Stato, che sia o possa essere veramente il nostro Stato, e però la negazione virtuale dello Stato attuale e vigente, che non fa propriamente per noi. Negazione che, a sua volta, non avrebbe senso se non fosse implicitamente l'affermazione, almeno virtuale, di uno Stato, che è il nostro, e vale per noi come il solo Stato effettivo che ci sia, il cui valore esclude la possibilità di qualsiasi altro Stato divergente e pur legittimo anch'esso.

Giovanni Gentile, L'attualismo, editore Bompiani, 2014, pag. 1361

Lo Stato assolutista, fascista, possiede i cittadini e, ovviamente, chi gestisce il possesso dei cittadini si ritiene soddisfatto dall'assolutismo dello Stato. I cittadini posseduti che vengono privati della loro possibilità di soddisfare i loro bisogni e i loro desideri e, magari comperati e venduti attraverso il lavoro precario; uccisi sui posti di lavoro da uno Stato che non controlla gli imprenditori; bambini violentati da uno Stato che non controlla gli educatori; anziani violentati da uno Stato che non controlla il funzionamento delle strutture di assistenza; militari costretti a praticare il genocidio in funzione della razza superiore; contadini a cui è sottratto il prodotto del lavoro pagato a basso prezzo per l'ammasso; devastazione di territorio e di città in assoluto disprezzo della proprietà dei cittadini; donne costrette dallo Stato ad abortire clandestinamente; emarginati costretti dallo Stato al lavoro nero; ragazzi a cui lo Stato vende droga mantenendo l'assoluta impunità perch´ la magistratura agisce come braccio giuridico dello Stato e non obbedisce a criteri oggettivi di giustizia a cui lo Stato deve essere sottomesso.

Tutto questo è assolutismo che una Democrazia regola mettendo sullo stesso piano giuridico i cittadini con i loro bisogni e lo Stato che deve ottemperare ai doveri che la Costituzione gli impone.

Di chi è lo Stato?

E' nostro in quanto strutture di controllo degli uomini o è dei cittadini; è nostro parlando degli imprenditori o è nostro parlando dei cittadini che vengono buttati, in vari modi, dalle impalcature? E' nostro, come cittadini che devono vivere o è nostro col quale qualcuno manda gli Alpini a macellare la sporca razza degli slavi per la supremazia della razza italica? E' nostro degli imprenditori legati a Salvini che cacciano di casa gli abitanti per "costruire" il ponte sullo stretto di Messina o è degli abitanti delle case vicino allo Stretto di Messina che rivendicano il loro diritto a vivere tranquilli? E' degli studenti che vogliono manifestare contro il genocidio dei Palestinesi o è della Polizia di Stato che vuole appoggiare il genocidio dei Palestinesi aggredendo gli studenti?

Oggi abbiamo una Costituzione che determina i limiti delle Istituzioni nei confronti dei cittadini e i diritti dei cittadini nei confronti delle Istituzioni. Però, quando guardiamo il panorama politico osserviamo come tutti Partiti Politici maggiori dalla Lega a Fratelli d'Italia, da Forza Italia al Movimento cinque stelle, dal Partito Democratico a "più Europa", dal movimento di Matteo Renzi al movimento di Calenda, rientrano tutti nell'ideologia assolutista, fascista e nazista. Non c'è una sola azione che vada nella direzione della riaffermazione dello Stato Democratico. Ogni provvedimento giuridico, negli ultimi 15 anni, è andato nella direzione contraria al dettato Costituzionale e finalizzata alla ricostruzione dello Stato Fascista e Nazista.

Anche oggi vengono demolite le strutture di controllo dell'azione arbitraria dello Stato; vengono favoriti evasori fiscali; vengono aggravate grandemente le condizioni sociali ed etiche dei cittadini.

Partiti politici di destra e partiti politici di sinistra in questo paese stanno giocando al nazista buono e al nazista cattivo suscitando nei cittadini quel sentimento di disprezzo che ha lo scopo di allontanarli dalla partecipazione della vita politica e consentire al fascismo di radicalizzare l'assolutismo distruggendo la società democratica.

[e non sperate che la corregga]

 

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24 aprile 2024

Fascismo e schiavitù in Giovanni Gentile

Nella volontà di trafficare in uomini ridotti in schiavitù, Giovanni Gentile riempie di enfasi il cristianesimo negando la realtà su cui il cristianesimo interviene costruendo secoli di oscurantismo, di odio e di genocidio.

Sono i contenuti che giustificano l'ideologia fascista che hanno in Giovanni Gentile il suo profeta ideologico.

Scrive Giovanni Gentile:

Quando col Cristianesimo sorge un nuovo concetto della vita, che non è più natura, ma spirito, per l’avvento del quale quella natura che c è, dev’esser negata, e il cui avvento non è un ritorno a una realtà preesistente ma l’inizio di una nuova realtà, che si attua solo con la buona volontà, allora si comincia a parlare di qualche cosa che nella vita spirituale dell’uomo ha molto maggiore importanza del sapere razionale e della filosofia dei dotti. Si parla di amore che ricrea, di fede, di speranza di atteggiamenti, insomma, dello spirito che non possono essere conclusioni di sillogismi, e per i quali tuttavia si fanno progressi infinitamente maggiori che non se ne siano mai fatti o mai se ne possano fare con la più squisita sapienza. Concetti, se si vuole, non definiti, ma che accennano ben chiaro a qualche cosa di vivo ed essenziale che si annida nel soggetto, cioè nell’uomo che ha i suoi bisogni e i suoi dolori, e sente insomma la sua vita e ha l’ansia degli ostacoli che incontra nella sua via, e il tormento de’ peccati che son suoi e l’angoscia della sua propria infelicità e della morte che falcerà anche lui, proprio lui, come ha mietuto infinite altre vite; qualche cosa, che trae l’uomo verso la vita, in cui può essere la sua salvezza; e gli preme dentro, e lo spinge a muoversi, ad andar incontro a codesta vita, che non è in natura, ma è la vita dello spirito: qualche cosa che pare seconda natura, una grazia, quasi virtù ricevuta gratuitamente e senza nulla aver fatto per conquistarla, e che pure non è quella immediatezza che toglie la libertà, e con essa ogni merito, allo spirito, abbassando questo a cosa affatto naturale.

Giovanni Gentile, L'attualismo, edizione Bompiani, 2014, pag. 1076 - 1077

"Quando col cristianesimo sorge un nuovo concetto della vita ..." è un'affermazione del tutto gratuita e priva di argomentazione. Che cosa si intende per "un nuovo concetto della vita"? Il cristianesimo porta il concetto ideologico di schiavitù elevato a volontà di Dio.

La schiavitù, da condizione sociale viene elevata dal cristianesimo a fondamento religioso delle relazioni fra gli uomini e la schiavitù sarà esercitata dal cristianesimo fino a pochi decenni fa e usata dal fascismo nelle occupazioni coloniali.

La nuova realtà della schiavitù, per volontà di Dio, è la guerra di Dio contro l'uomo.

Dio che combatte la torre di Babele della cultura umana. Una nuova realtà che si attua, come dice Gentile, solo con la "buona volontà" di accettazione dello schiavismo voluto da Dio cominciando a negare la vita materiale dell'uomo per parlare della "vita spirituale" che allontana l'uomo sia dalla realtà vissuta sia dai processi storici che hanno costruito la condizione presente.

Una vita spirituale che ha "molto maggiore importanza del sapere razionale e della filosofia dei dotti.".

Giovanni Gentile riprende Paolo di Tarso:

26 Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. 27 Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, 28 Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, 29 perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio.

Paolo di Tarso, 1 Lettera ai Corinti 1, 26 - 28

La base teologica della schiavitù di Paolo di Tarso viene fatta propria da Giovanni Gentile. Giovanni Gentile se ne serve per legittimare lo schiavismo proprio dell'ideologia fascista che controlla gli uomini mediante la negazione dell'importanza della vita materiale ed elevando a modello quel sentimento di "dipendenza impotente" che Dio richiede all'uomo e che lo Stato fascista pretende dall'uomo.

Giovanni Gentile parla di "amore", dello schiavo per il padrone; di "fede" dello schiavo nel padrone nel padrone; della speranza dello schiavo nel padrone. Si tratta di strumenti di controllo emotivo dell'uomo. Strumenti che si sostituiscono alle catene fisiche per creare una dipendenza obbediente che consenta, al gestore di tale obbedienza, di usare gli uomini ridotti in schiavitù per combattere tutti quegli uomini che non sono ancora ridotti all'obbedienza.

Concetti che, come dice Giovanni Gentile, non sono definiti perché, se si definissero, svelerebbero la loro vera natura agli uomini ed è bene che tali concetti siano indefiniti in modo che ogni schiavo possa riempire quei concetti con le proprie aspettative soggettive mentre, al contrario, l'utilizzatore di schiavi riempie quei concetti del proprio significato mantenendo inalterata la relazione padrone-schiavo.

Qualche cosa di essenziale che si annida nel soggetto, dice Gentile, che alimenta in lui l'ansia degli ostacoli, il tormento dei peccati e l'angoscia della sua infelicità e della sua morte. Si tratta di catene che creano dipendenza altrettanto violente che le catene fisiche. Solo che le catene fisiche si vedono mentre, la coercizione emotiva fatta di angoscia, infelicità, tormenti dei sentimenti, sensi di colpa e infelicità appaiono allo schiavo come naturali, imposte dalle circostanze e non dalla violenza di chi vuole trasformarlo in schiavo.

E poi la paura della morte.

Tutto questo trae l'uomo verso una vita di sottomissione. Qualche cosa che appare una seconda natura, una grazie, per la quale lo schiavo ringrazia il proprio padrone. E il ringraziamento appare come una virtù, una benevolenza ricevuta gratuitamente dal proprio padrone.

Appare come se lo schiavo non avesse fatto nulla per conquistare quella benevolenza e non si rende conto che quella benevolenza è stata conquistata con la sua rinuncia ad essere un uomo preferendo essere uno schiavo sottomesso. Non è gratis quella benevolenza. Lo schiavo l'ha pagata con la sua vita.

Tanto più il bestiame devierà dalla strada che porta al macello, tanto più forte i guardiani lo bastoneranno.

 

24 aprile 2024

Pensare il mondo

La forma fisica è solo una forma. Noi immaginiamo tutto riducendo la realtà a forme o descrizione perché solo in questo modo interpretiamo il mondo. E' la vittoria di Zeus contro Crono che ha imposto la forma (ragione) all'interno dell'azione.

Noi viviamo la forma e ogni volta che alteriamo la percezione e percepiamo cose "strane" la nostra mente le trasforma in forme a cui diamo un nome e le riduciamo a quanto noi conosciamo. Dopo entra in funzione il nostro desiderio e troppo spesso (fino alle allucinazioni della malattia mentale) finiamo per descrivere il mondo che desideriamo anziché sospendere il giudizio nei confronti del mondo.

In questo modo finiamo per vivere in un mondo tutto nostro, popolato dei nostri desideri e finiamo per separarci dal mondo della realtà. Troppe persone sono talmente affezionate ai loro cari morti che spesso li vedono materializzarsi in sogno o in allucinazioni, spesso anche in allucinazioni tattili. Poi, quando raccontano, riempiono le loro sensazioni di enfasi e sono talmente convinte della realtà che immaginano da alimentare una fede in una realtà immaginaria.

Se una persona crede o ha fede, io non ci posso fare nulla, ma non venga a dire che quello è reale perché è solo frutto del suo desiderio che spesso sfocia in una malattia mentale anche se non è debilitante psicologicamente.

 

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23 aprile 2024

Dall'undicesima fatica di Beppi di (o da) Lusiana:
il giardino delle Esperidi

Oggi Beppi di (o da) Lusiana ha lasciato il suo corpo fisico.
Mi ha accompagnato per oltre 35 anni facendomi vedere, nella pratica, il significato della parola "onore" e il significato della parola "passione".

Dall'undicesima fatica di Beppi di (o da) Lusiana:
il giardino delle Esperidi

[...]

Beppi fu assalito da quella sensazione e poi attraversato dall'emozione di quel vissuto. Guardò l'anziano negli occhi e chiese: "Ma voi, al di là di chi siete o potreste essere; che cosa volete da me?"

"Devi restituire quello che hai preso," disse l'altro anziano "ma non puoi restituire quanto hai preso se non riesci a ricordare che cosa hai preso, perché lo hai preso e dove hai nascosto quello che hai preso."

Un giudizio non dissimile va fatto di quella che chiamiamo libertà d'insegnamento. Essendo fuor di dubbio che la sola verità debba informare le menti, perché in essa sola sta il bene, il fine e la perfezione delle nature intellettuali, l'insegnamento non deve perciò dettar altro che il vero, tanto a chi l'ignora quanto a chi lo sa, affinché ne rechi agli uni la notizia, la conservi negli altri. Per questa cagione è stretto dovere degli insegnamenti affrancare gli animi dall'errore, e premunirli contro di esso mediante efficaci argomenti. Dal che apparisce, essere al tutto contraria alla ragione, e tale da pervertire totalmente le intelligenze, quella libertà di cui parliamo, la quale si arroga una sconfinata licenza d'insegnar ciò che le piace; licenza che ai cittadini il pubblico potere non può accordare senza fallire ai suoi doveri. Tanto più che l'autorità dei maestri ha grande influenza sopra i discepoli, e raro è assai che questi possano discernere da se stessi se le dottrine di quelli siano vere o false. E' necessario dunque, che anche questa libertà, perché sia onesta, contengasi entro certi confini, e ciò per non lasciare impunemente che in istrumento di corruttela si converta il magistero. Il vero poi, che ha da essere l'unico oggetto dell'insegnamento, si distingue in due specie, naturale e rivelato. Le verità naturali, quali sono i primi Princìpi e le prossime conseguenze che ne trae la ragione, formano nell'ordine delle idee il patrimonio comune del genere umano: e poiché su quei veri riposano, come su fondamento saldissimo, morale, giustizia, religione, lo stesso umano consorzio, sarebbe la cosa più empia del mondo e più stolidamente disumana permettere che questo sacro retaggio sia impunemente dilapidato. Né va conservato meno gelosamente il preziosissimo e santissimo tesoro della verità che conosciamo per divina rivelazione. Per molte luminose prove si giunge a stabilire, come usarono spesso gli Apologisti, certi punti principalissimi, quali sono: che Iddio ha divinamente rivelato alcune verità; che per rendere testimonianza alla verità l'Unigenito Figlio di Dio si è incarnato; ch'Egli ha fondato una società perfetta, cioè la Chiesa, della quale è capo Egli stesso, e con la quale promise di rimanere sino alla consumazione dei secoli. Tutte le verità insegnate col divino suo labbro Egli volle affidate a questa società, con ordine di custodirle, difenderle e autorevolmente dichiararle; comandando nel medesimo tempo a tutti i popoli di credere e obbedire alla Chiesa sua, come a Lui stesso, pena, chi facesse il contrario, l'eterna dannazione. Così è chiaro, che Iddio è all'uomo il migliore e più sicuro maestro, fonte e principio d'ogni verità: è l'Unigenito, ch'è nel seno del Padre, è via, verità, vita, luce vera che illumina l'uomo, e di cui tutti gli uomini devono essere docili ed ossequiosi discepoli. "E saranno tutti ammaestrati da Dio" (Giovanni, VI, 45)"

Tratto da: Leone XIII, Enciclica Libertas, 20 giugno 1888

L'anziano alla destra si rivolse a Beppi e disse: "Erano tempi in cui si esprimevano instabili equilibri. L'Italia era stata unificata e il nuovo Stato da un lato continuava a rafforzare le vecchie gerarche, dall'altro lato aveva l'esigenza di un nuovo insieme di persone, culturalmente preparate. Si chiedeva come fosse meglio prepararle. Murat a Napoli, settanta anni prima, aveva imposto l'idea di una scuola pubblica, obbligatoria e gratuita, sia per uomini e per donne (un concetto inconcepibile per la chiesa cattolica) che doveva fornire a tutti "uguaglianza di opportunità" valorizzando gli specifici talenti. Cosa diversa dalla dipendenza dell'uomo dal "sapere innato dato da Dio" che alimentava la dipendenza delle pecore dal gregge e dal pastore che le istruiva affinché fossero pecore che si comportavano da pecore. Ciò che percorreva la penisola non era il "vento dell'Unità d'Italia", era il vento di un futuro possibile a cui la chiesa cattolica non era ammessa. La chiesa cattolica ancora ricordava le parole di Giuseppe Garibaldi: "Che diavolo di libertà vuole un popolo che tutti i giorni va a prostrarsi a' piedi d'un prete, piedistallo di tutte le tirannidi e soldato del più atroce de' tiranni d'Italia? Io crederò che il nostro popolo vuol essere libero quando lo vedrò cambiar la bottega di S. Petronio in un asilo di indigenti, quando, sulla chierica del negromante buffone, lo vedrò infrangere il fiasco di S. Gennaro." Impedire alle persone di essere istruite, nemmeno Ladone avrebbe potuto pensare a mostri così paurosi e potenti capaci di impedire agli Esseri Umani di accedere al Giardino delle Esperidi."

Quel nome fece sussultare Beppi. Un ricordo, una sensazione, lo aveva assalito. Il ricordo del Giardino dai diecimila fiori e diecimila tipi di alberi in un orizzonte infinito di beatitudine dove ogni frutto apriva gli orizzonti della mente e alimentava il desiderio di esplorare l'universo.

"Ricorda?" chiese l'anziano alla sinistra di Beppi. La donna continuava a fissarlo. Beppi si sorprese a pensare: "Io questa donna l'ho vista. L'ho vista ancora, ma non qui. Non la ricordo a gestire questo ristoro." L'anziano alla destra rispose all'altro anziano "Non era ancora nato. La storia che gli ho raccontato gli è estranea, Il sentiero su cui camminò inizierà dopo, ma ancora la premessa di quel cammino non è completata.

"E allora prosegui." Lo invitò l'anziano alla destra di Beppi.

"Di tale cristiana istruzione appare evidentemente cresciuta la necessità sia da tutto l'andamento dei tempi e dei costumi moderni, sia specialmente da quelle pubbliche scuole, prive di ogni religione, dove si tiene quasi per sollazzo il deridere le cose più sante, e del pari sono aperte alla bestemmia e le labbra dei maestri e le orecchie dei discepoli. Parliamo di quella scuola che si chiama per somma ingiuria neutra o laica, ma che non è altro che tirannide prepotente di una setta tenebrosa. Un siffatto giogo di ipocrita libertà voi già denunciaste ad alta voce e intrepidamente, o Venerabili Fratelli, massima in quei paesi dove più sfrontatamente furono calpestati i diritti della religione e della famiglia, anzi soffocata la voce stessa della natura, che vuole rispettata la fede e il candore dell'adolescenza"

[Pio X, Enciclica Editae saepe Dei, 26 maggio 1910].

"Pensare alle persone come create da Dio" aggiunge l'anziano alla sinistra di Beppi "rende la scuola uno strumento con cui controllare le persone e non uno strumento che necessita ai cittadini per il loro sviluppo intellettuale e culturale. Quando gli uomini pensano a sé stessi come "creati da Dio" sono convinti che la loro intelligenza e la loro cultura sia un "dono di Dio" e per sfruttare quel "dono" si fanno "furbi" costringendo altri uomini a non sviluppare la loro cultura e la loro conoscenza: "guarda io che bravo che sono, tu sei stupido!" e questo è l'atteggiamento che hanno nei confronti dei ragazzi. I ragazzi sono stupidi. Non sanno. Loro, al contrario sanno e anziché usare quel poco di conoscenza che hanno per aiutare i ragazzi, preferiscono entrare in concorrenza conflittuale con loro, umiliandoli, per promuovere sé stessi come ente superiore uguale a Dio. C'è un altro modo per pensare la scuola. Un modo che si sta facendo largo nella coscienza delle persone. Un modo che come un Ladone dalle cento teste inizia ad entrare nell'immaginario collettivo di una nazione giovane dai passi incerti."

"In queste generalità rimane a parere mio sufficientemente indicatala possibilità dell'educazione e il valore proprio dell'istruzione come mezzo educativo. Perché istruire non vuol dire ammaestrare teoricamente circa i possibili casi della vita, né comunicare le massime cui le particolari operazioni devano essere in seguito conformate, né tampoco coartare la volontà a divenire docile istrumento di passiva esecuzione, ma invece adoperarsi perché nello svolgimento interiore, che mette capo nella personale autonomia, prevalgano quegli appunto fra gli elementi della vita spirituale, nei quali si prepara il predominio dell'ideale etico. Le operazioni educative sono adunque indirette, in quanto che non si ha in mira di ottenere per mezzo loro il nudo effetto dell'imitazione, ma sì di promuovere i principi interiori della retta scelta e della retta operazione. Attività ordinata, rivolta a produrre attività, ecco il preciso assunto del compito educativo."

Antonio Labriola, Tutti gli scritti filosofici, Dell'insegnamento della storia, Editore Bompiani, 2014 pag. 934

"La lotta è forte ed atroce." continua l'anziano a sinistra di Beppi "I cattolici temono che una diversa istruzione scolastica faccia perdere i loro fedeli, specialmente i ragazzi che non vengono più indottrinati e costretti a credere nella loro superiorità di razza in quanto cattolici. I cattolici sono convinti che l'imposizione della loro fede passi attraverso l'insegnamento scolastico e prescolastico. Questo lo credono anche chi vorrebbe allontanare i cattolici dall'insegnamento scolastico. In realtà, la fede che porta alla sottomissione viene imposta mediante la percezione, da parte del feto e del neonato, della struttura emotiva della madre e dell'ambiente parentale prima ancora che il bambino impari a parlare. Tuttavia, la chiesa cattolica non vuole perdere il controllo sulla scuola come non vuole perdere il controllo della struttura sanitaria e delle strutture carcerarie che alimentano il loro potere di controllo sulle persone fragili, deboli e facilmente utilizzabili per giustificare il loro potere nella società civile."

"Ma dove non potremo mai essere d'accordo è in tutto ciò che vuol comprimere, menomare, negare quel diritto che la natura e Iddio hanno dato alla famiglia e alla Chiesa nel campo dell'educazione. Su questo punto Noi non vogliamo dire di essere intrattabili, perché la intrattabilità non è una virtù, ma soltanto intransigenti, come non potremmo non essere intransigenti se ci domandassero quanto fa due più due. Fa quattro e non è colpa nostra se non fa né tre, né cinque, né sei, né cinquanta. Quando si trattasse di salvare qualche anima, di impedire maggiori danni di anime, ci sentiremmo il coraggio di trattare col diavolo in persona. Ed è proprio per impedire un male maggiore che, come tutti hanno potuto ben sapere, in qualche momento abbiamo trattato, allorché si decideva la sorte dei Nostri cari esploratori cattolici; abbiamo fatto dei sacrifici per impedire mali maggiori, ma abbiamo documentato tutto il cordoglio che sentivamo per essere costretti a tanto"

[Pio XI, Discorso agli allievi del collegio Mondragone, 16 maggio 1929].

"Ed è questo il punto" continua l'anziano alla sinistra di Beppi "il controllo militare della scuola è il controllo militare dell'educazione che, anche se non è funzionale per imporre la fede cattolica, è funzionale ad impedire ai ragazzi di uscire dall'educazione cattolica affinché continuino a prostrarsi confidando in Dio anziché far uscire la forza della cultura e della conoscenza da sé stessi. La lotta si faceva sempre più serrata."

Il problema dell'educazione è un problema pratico e difficile, e conviene distinguerne gli elementi essenziali. La scuola riceve delle individualità già in qualche modo formate, dei subbietti formati, e ogni parola che il maestro dice, trova una rifrazione nella mente del fanciullo. Il maestro si deve preoccupare di tutto ciò che v'è d'erroneo nell'educazione, e fare che qualunque sua azione educativa sia miglioratrice, modificatrice; che sia sorrettrice delle tendenze naturali del fanciullo, non abolitrice. La questione della scuola popolare non è questione puramente amministrativa, ma sociale e morale. Col crescere degli anni cresce la reazione all'azione educatrice, e cresce coll'individualità. L'educazione non deve servire a deprimere l'individualità, ma deve convertirla in persona. E se si è combattuta l'educazione dei cenobi [religiosi cattolici], ciò non fu per spirito anticlericale, ma perché la loro educazione deprimeva l'individualità. La personalità ha un valore infinito, e senza di essa non vi è né libertà, né morale. L'azione educativa che ha luogo nel periodo compreso tra la fanciullezza e la maturità si converte in personalità umana. La nostra disciplina rispetta l'individualità, perché l'istruire non è rifare da capo tutta la vita intellettuale, ma è dirigere le attitudini naturali dell'individuo.

Antonio Labriola, Tutti gli scritti filosofici, Lezioni di pedagogia, Editore Bompiani, 2014 pag. 1017

"La lotta era in corso" disse l'anziano alla sinistra di Beppi mentre l'anziano alla destra annuiva "la differenza non stava nelle idee, ma nel denaro e nel potere sociale che la chiesa cattolica aveva contro chiunque avesse idee diverse dall'imposizione della sottomissione."

Beppi ascoltava attentamente, aveva intuito che questo era solo il prologo e che stava preparando una storia che aveva costretto le sue emozioni a trasformarsi per costruire e legittimare una prospettiva di futuro che qualche potenza stava negando agli uomini.

--continua nell'undicesima fatica di Beppi da Lusiana--

 

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22 aprile 2024

Riflessioni sulla Titanomachia nella Teogonia di Esiodo

Riflessioni sulla Titanomachia nella Teogonia di Esiodo

Si è sempre riflettuto molto poco sul Mito e sul significato delle "guerre" descritte nel mito.

Come se tutto fosse riconducibile al concetto di guerra del mondo moderno. Nel Mito si parla di "contraddizioni" descritte come conflitto capaci di generare il futuro che oggi noi abitiamo. Le guerre moderne, le guerre di annientamento e di genocidio che vediamo anche ai giorni nostri, sono estranee al mito, appartengono al delirio di onnipotenza della bibbia cristiana.

 

22 aprile 2024

Riflessioni sulla guerra e la violenza

Tanto più si venderanno le prospettive di risolvere i problemi mediante la guerra e l'annientamento, tanto maggiore sarà la distruzione del presente. Non solo per chi viene sterminato, ma anche per lo sterminatore che sarà sterminato a sua volta.

L'aumento della povertà, della disperazione e dei senza tetto negli USA è direttamente proporzionale alle persone che hanno ammazzato in giro per il mondo.

Vendere la prospettiva di risolvere i problemi mediante la guerra significa alimentare la pulsione psichica dell'annientamento. Una pulsione psichica che si esprime in maniera uguale nell'individuo che accoltella la donna che lo vuole lasciare, come nel sistematico genocidio messo in atto da Israele nei confronti dei Palestinesi e delle popolazioni del Medio Oriente.

Israele gioca sulla contrapposizione fra Sciiti e Sunniti per impedire lo sviluppo delle popolazioni arabe; per contro, le popolazioni arabe vivono ancora lo stato mentale della nazione colonizzata e non sono in grado di liberarsi dall'identificazione col colonizzatore inglese.

La paura che vivono di perdere il controllo interno della loro "popolazione", liberando il potenziale sociale le costringe in una posizione psicologica di sudditanza, ne paralizzano lo sviluppo sociale ed economico. Una condizione psicologica che viene sfruttata dai paesi occidentali per destabilizzare quei paesi, creando conflitti interni, in funzione della supremazia di un occidente che è solo forma ed apparenza.

Tanto più sciiti e sunniti continueranno a vivere una situazione conflittuale, tanto maggiori saranno le possibilità di Israele di macellarli come bestiame in un mattatoio.

Vendere la possibilità di risolvere la contraddizione mediante la vendita di armi, significa vendere l'impossibilità di risolvere le contraddizioni e prepararsi ad essere macellati.

Tanto più l'informazione mette alla gogna l'uomo che ha accoltellato la moglie anziché mettere alla gogna le cause che lo hanno indotto a farlo e tanto più l'informazione alimenterà l'idea che accoltellare il più debole è un modo per risolvere i problemi sociali. Tanto più cresceranno i bulli che risolveranno i loro problemi a colpi di coltello o spacciando droga. Per loro, tutto il mondo deve essere debole affinché loro, come Dio, possa trionfare.

Gli USA hanno dichiarato di dare 60 miliardi di dollari all'Ucraina per la guerra. In realtà danno 60 miliardi di dollari alle loro industrie di armamenti affinché forniscano armi all'Ucraina che verrà indebitata di altri 60 miliardi di dollari nei confronti degli USA.

 

22 aprile 2024

Riflessione su Pausania e i miracoli

La miracolistica e la tradizione della guarigione era presente nel mondo antico ben prima dei cristiani e se i cristiani hanno usato le loro leggende miracolistiche per affermare la superiorità del loro Gesù, ben più antica è la tradizione che attribuisce le guarigioni all'intervento degli Dèi.

Vale la pena di leggere Pausania che ricorda come molti templi furono innalzati agli Dèi per il loro intervento in soccorso degli uomini.

Pausania, verso la fine del 200 d.c. racconta dei templi ancora in funzione in Grecia. Parlando dei templi conserva anche qualche accenno ad antiche pratiche.

Pausania è uno scrittore, un viaggiatore, molto tardo e siamo vicino al tramonto della Grecia Antica, in particolare l'Arcadia una regione impervia abitata da pastori e, ai tempi di Pausania, molti templi sembravano abbandonati.

Scrive:

Figalia è circondata da monti: a sinistra ha il così detto Cotilio, mentre a destra ce né un altro, il monte Eleo, proteso a difenderla. Il Cotilio dista circa quaranta stadi dalla città, su questo monte c'è una località chiamata Basse e il tempio di Apollo detto Epikourios: il tempio stesso e il tetto sono di marmo.

Questo tempio può essere anteposto a tutti quelli che sono nel Peloponneso, sebbene dopo quello di Tegea, per la bellezza del marmo e per le sue proporzioni armoniose. Il nome fu attribuito ad Apollo per aver questi prestato aiuto in occasione di una pestilenza, cosi come dagli Ateniesi ricevette la denominazione di Alexikakos per aver stornato la peste da loro.

Egli fece cessare la peste anche fra i Figalesi al tempo della guerra dei Peloponnesii e degli Ateniesi e non in un altro momento: ne sono prove sia i due epiteti di Apollo, che hanno un significato simile, sia il fatto che Ictino, l'architetto del tempio di Figalia, fu contemporaneo di Pericle e costruì per gli Ateniesi il cosiddetto Partenone. Nel corso della mia narrazione ho già detto che la statua di Apollo si trova nell'agorà di Megalopoli.

Tratto da Pausania, Guida della Grecia, L'Arcadia, Editore Lorenzo Valla, 2003, p. 223

Molti passi in Pausania sono interessanti, non solo per conoscere com'erano onorati gli Dèi nel II secolo d.c. ma come ancora erano vive le antiche tradizioni nel secolo che avrebbe visto, subito dopo, le distruzioni etiche, morali e fisiche inflitte dai cristiani al mondo antico.

 

22 aprile 2024

Pausania, l'Arcadia

Di Pausania, il geografo viaggiatore, non si conosce quasi nulla. Si sa che visse nel II secolo e che morì a ridosso del III secolo d.c..

Nel 170 d.c. venne distrutto il tempio di Demetra ad Eleusi. Tale distruzione, storicamente documentata, di cui parla Pausania è uno degli indizi che collocano Pausania in quel secolo

Di lui si conoscono i libri di viaggi che ha scritto in una Grecia che appare decadente anche se in molte città che descrive la rievocazione del Mito è ancora viva.

Quando Pausania scrisse i suoi resoconti di viaggio attraverso la Grecia, questi andarono praticamente dimenticati e si iniziò a riprenderli attorno al VI secolo d.c.

Pausania ci regala gli "ultimi frammenti del Mito in Grecia" in ambito religioso. Quei frammenti sono stati rielaborati per adattarli ad ogni città antica in un'epoca di decadenza storica e culturale.

Io ho l'VIII libro che parla dell'Arcadia una delle regioni più desolate del Peloponneso. La terra di Pan.

In questo momento me lo sto guardando e trasmette una sensazione fra ricordo e decadenza. Si potrebbe dire che Pausania, per quanto riguarda l'Arcadia, trasmette la sensazione di "un tempo sospeso". Nel tempo sospeso altri tempi agiscono trasformando il presente, ma la sensazione è che quel "tempo sospeso" stia per ricominciare a riprendere il suo corso.

 

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21 aprile 2024

Cosa significa tornare nella Natura?
L'individuo che vive nel mondo - Seconda Parte

 

21 aprile 2024

Il corpo

Il corpo appartiene alla persona perché il corpo è la persona. Il tempo del corpo appartiene alla persona, perché le trasformazioni del corpo sono un patrimonio della persona.

Ogni limitazione all'uso del proprio corpo e ogni obbligo imposto al corpo contro la volontà, i bisogni e i desideri del corpo, sono imposizioni schiaviste al corpo. Atti criminali che minano la libertà dei corpi di abitare il mondo.

 

21 aprile 2024

Esopo e la proprietà privata

La preda, a chi appartiene?

E' la domanda che si pone Esopo.

La preda, in questo caso, è una pecora. La domanda è: a chi appartiene la pecora?

Secondo l'impostazione iniziale che ne dà Esopo, la pecora appartiene al gregge. La pecora non vive nel gregge, ma appartiene al gregge. Per estensione si potrebbe dire che il gregge appartiene al pastore, ma di questo aspetto non c'è traccia in questa favola di Esopo.

Il lupo non ha catturato una pecora, ma, secondo l'impostazione di Esopo, il lupo ha "rubato" una pecora.

Fin dall'inizio della favola Esopo sottolinea che l'oggetto che appartiene ad un soggetto esterno dall'oggetto stesso, è stato rubato.

Per estensione diciamo che il gregge ha rubato la pecora. Per questo motivo, secondo Esopo, la pecora appartiene al gregge.

Il lupo ruba la pecora al gregge. Non cattura la pecora, ma la ruba.

In questo momento noi abbiamo due livelli di furto. Il primo fatto dal gregge che ha fatto propria la pecora e il secondo fatto dal lupo che ha rubato la pecora al gregge.

Scrive Esopo:

Un lupo aveva rubata una pecora dal gregge e la trascinava nel suo covo, quando gli si fece incontro un leone e gliela portò via. Tenendosi a rispettosa distanza, il lupo gli gridò: "Bell'ingiustizia! mi porti via quel che è mio!". E il leone, ridendo: "Già! perché tu l'avevi avuta secondo giustizia, da un amico ...".

[Tratto da: Esopo, Favole, "Il lupo e il leone", Edizione BUR, 1982, n. 227, pag.255]

Il terzo incomodo è il leone che "ruba" la pecora al lupo e se ne appropria.

In tutto questo contendersi la pecora; la pecora è l'unico soggetto che non parla. Non ha diritto di parola, ha solo il ruolo di oggetto muto, preda, che i soggetti si contendono.

Quando il leone porta via la pecora al lupo, il lupo protesta perché il leone, più forte, lo ha privato della sua preda.

Il lupo ritiene di aver subito un'ingiustizia perché il leone, anziché andare a prendersi una pecora dal gregge, preferisce portargli via la pecora che lui ha sottratto al gregge.

L'ingiustizia, di cui parla il lupo, non è relativa al leone che gli ha sottratto la pecora, ma consiste nella scelta del leone che, anziché scegliere di andare a prendersi una pecora dal gregge, ha preferito toglierla al lupo.

Ciò che il lupo ignora è che anche lui può diventare una preda e, in questo caso, il leone gli ha predato la preda.

L'insegnamento di Esopo è semplice: c'è sempre qualcuno più forte che ambisce a trasformarti in preda e non esiste giustizia quando il predatore decide di trasformarti in preda.

O reagisci in quanto preda, evitando di essere predato o accetti la predatura da parte del predatore.

 

21 aprile 2024

Galan ex Presidente della Regione Veneto

Quest'uomo fece guerra ai Pagani. Prese in giro il Bosco Sacro e minacciò di denunciarmi perché in una certificazione notarile dichiarai di essere il responsabile, con la qualifica di "Pontefice" della Federazione Pagana. Secondo la sua infinita ignoranza io avrei usurpato il titolo di "Pontefice" al suo padrone in Vaticano.

Era una sorta di "padrone del Veneto" e fu scoperto a rubare e ancora non ha restituito il mal tolto. Era amico e complice di Silvio Berlusconi e di dell'Utri. Non solo rubò, ma mentì per salvare il suo padrone Silvio Berlusconi.

Io non so se è intervenuta la "magia", ma sicuramente i suoi atti e le sue scelte hanno determinato il suo destino da miserabile.

Non fu perseguito per le vigliaccate fatte a noi, ma quando si è abituati a fare vigliaccate, inevitabilmente, prima o poi, si fa la vigliaccata che ti presenta il conto.

Buon Galan a tutti coloro che si comportano da miserabili.

[fonte: Corriere della sera on line]

 

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20 aprile 2024

Riflessione sull'olocausto

L'ideologia del genocidio appartiene all'ideologia cristiana che è, indifferentemente, ideologia ebrea, cristiana e nazista.

Il concetto secondo cui l'uomo è creato da Dio e, in quanto tale, una proprietà di Dio che Dio e le chiese cristiane quali rappresentanti di Dio in terra possono macellare a piacimento perché "i poveri li avrete sempre con voi e potete far loro del bene ogni volta che vorrete!" è un'idea prettamente ebrea e cristiana.

Possedere gli individui, come concetto religioso, è un concetto esclusivamente biblico, alla base di tutta l'ideologia cristiana.

Senza qualcuno da identificare come artefice del male e poterlo perseguitare e sterminare, i cristiani non sono in grado di compattare il loro gregge di fedeli perché dovrebbero discutere dei contenuti della loro fede di cui sono privi.

Nazismo e cristianesimo furono un tutt'uno ideologico nell'attività di strage degli ebrei, degli zingari, degli omosessuali e dei comunisti. Si tratta di figure sociali a cui attribuire ogni male e ogni nefandezza per poter giustificare il loro diritto a sterminarli.

La tecnica è la stessa usata dal Dio degli ebrei e dei cristiani che accusa gli uomini di malvagità, senza che questa accusa abbia un qualche fondamento giuridico, e poterli macellare secondo il proprio capriccio e il proprio tornaconto personale.

Ciò che gli storici fingono di non vedere è che nazismo e cristianesimo non furono alleati nella seconda guerra mondiale, ma erano la stessa cosa che esprimeva la medesima ideologia propria di vangeli e bibbia. Da quella medesima cosa, volta al genocidio dell'umanità (l'Italia entrò in guerra con il proposito di sterminare gli slavi per la supremazia della razza italica), quando la fortuna del nazismo iniziò a declinare, i cristiani finsero di allontanarsi. Tuttavia la chiesa cattolica e il Vaticano operarono per mettere in salvo gli assassini nazisti

Scrive Goldhagen in "Una questione morale - La chiesa cattolica e l'olocausto":

La responsibilità morale di gran parte dei vescovi e sacerdoti cattolici che accordarono il proprio sostegno alla tirannide e all'antisemitismo si accompagna alla responsabilità politica per attività volte a lavorire la causa della tirannide e della predicazione antisemita. A riguardo nessuno reca un più gravoso fardello di responsabilità dei due pontefici, Pio XI e Pio XII (quando era segretario di stato vaticano rei di aver riservalo buona accoglienza all'ascesa dei nazisti al potere, evento che aprì la strada all'annientamento delle istituzioni democratiche. Il Concordato costituì di fatto la prima legittimazione politica di Hitler e del suo regime.

Ciò fece dei due pontefici e di quella Chiesa che rappresentarono negli anni Trenta (fino a un parziale, tardivo ripensamento) un potente sussidio politico per il regime. In una predica del 1937, il cardinale Faulhaber vantava i meriti della Chiesa e del Concordato nel rafforzare il nazismo: In un periodo in cui i capi delle maggiori nazioni mondiali guardavano la nuova Germania con freddo riserbo e notevole diffidenza, la Chiesa cattolica, la più grande potenza morale del mondo, espresse per mezzo del Concordato la propria fiducia nel nuovo governo tedesco. Quest'atto ebbe un'importanza immensa per la reputazione del nuovo governo all'estero.

La responsabilità politica dei pontefici è condivisa dal clero della Chiesa cattolica tedesca che, tranne poche eccezioni, contribuì a legittimare il nazismo. Ciò vale, in termini generali, anche per le chiese di Italia, Francia, Slovacchia, Austria e Croazia, che non fecero mancare il proprio sostegno ai regimi criminali dei rispettivi paesi.

Le responsabilità politiche della Chiesa per una violazione come quella di predicare a milioni di persone una rappresentazione calunniosa degli ebrei, istigandole così a sentimenti di rifiuto e di ostilità, sono talmente grandi che non richiedono commenti. Il Vaticano e le varie chiese nazionali europee - in Germania, Polonia, Francia, Italia e altrove - diedero spazio nei loro giornali e periodici alle più feroci diffamazioni antisemite, tra cui, in particolare, l'identificazione degli ebrei con la minaccia bolscevica. Al termine del suo studio su Chiesa cattolica polacca e antisemitismo, Ronald Modras si sofferma sulla predicazione antisemita del clero e sulle sue responsabilità per la violenza che contribuì a scatenare:

Nel dilagante antisemitismo che imperversava in Polonia nella seconda meta degli anni Trenta, il clero cattolico, a giudicare dalla stampa religiosa e dai pronunciamenti dei vescovi, non assolse al ruolo di spettatore innocente di astante passivo. Insieme ai nazional democratici, esso ne fu parte integrante, come attestato dai loro avversari liberali e come conferma l'intera documentazione da me visionata. Anche quando la gioventù nazionalista tradusse in atti violenti l'ideario antisemita, mai si udirono aperte denunce da parte dei rappresentanti della Chiesa e della stampa cattolica. Invece di condannare senza mezzi termini la violenza, i prelati preferirono argomentare il proprio antisemitismo con spiegazioni che servivano, in ultima istanza, a giustificarlo.

Predicare ai cattolici che tutti gli ebrei erano colpevoli della crocifissione di Gesù - probabilmente la più nefasta fra tutte le montature antisemite - costituiva la linea ufficiale della Chiesa. Odio e avversione antisemita erano radicati nell'impianto dottrinale, teologico e liturgico della Chiesa cattolica e distribuiti in dosi variabili ai fedeli, in Polonia come negli altri paesi europei, annualmente, settimanalmente e quotidianamente: il periodo di più fervida agitazione antisemita era, ovviamente, la settimana santa precedente la Pasqua, quando la Chiesa rivolgeva direttamente la propria collera contro coloro che, con anatema liturgico, erano definiti i "perfidi" responsabili della morte di Gesù.

I nazisti trovarono negli insegnamenti della Chiesa un terreno talmente fertile da attingere regolarmente e con naturalezza al frasario antisemita cristiano onde facilitare, da un punto di vista politico e culturale, la diffusione e il rafforzamento del proprio antisemitismo. Rivolgendo un messaggio natalizio a duemila bambini di Norimberga, nel 1936, Julius Streicher si limitava a mettere in moto senza sforzo quelle cognizioni cristiane che i fanciulli già possedevano: ""Sapete chi è il diavolo?" chiese alla muta trepidante platea. "L'ebreo, l'ebreo" risuonarono le voci di mille bambini".

Questa era solo una goccia in un infinito diluvio di lezioni ammannite dagli insegnanti nazisti ai loro già edotti allievi cattolici (e protestanti), che prevedeva tra l'altro cartelli situati all'ingresso delle città e nelle campagne in cui si denunciava la parentela tra gli ebrei e il diavolo della tradizione cristiana. Un anno prima, Streicher ricorreva a una delle immagini predilette del repertorio cristiano, dichiarando: "Solo un popolo è uscito vittorioso da questa guerra spaventosa, quel popolo il cui progenitore Cristo ha indicato nel Diavolo". Come decine di milioni di persone in Germania e in Europa, Streicher conosceva il Vangelo e riproponeva qui la famigerata impostura giovannea che vuole gli ebrei artefici della morte di Cristo: "voi che avete per padre il diavolo" mette in bocca a Gesù l'evangelista "e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui" Identificare gli ebrei con il diavolo dell'immaginano cristiano era il pane quotidiano...

Goldhagen "Una questione morale - La chiesa cattolica e l'olocausto", Editore Mondadori,2003, pag. 38, 39, 40

Gli ebrei si scontrano con i cristiani. I cristiani li sterminano per tener compatto il loro gregge ed indicare un nemico da combattere. Gli ebrei occidentali, conquistata una certa uguaglianza sociale, trovano le affinità ideologiche con l'ideologia positivista che diventerà uno dei supporti del razzismo mentre, gli ebrei russi saranno costretti a combattere per l'uguaglianza, loro negata dallo Zar, e parteciperanno alla Rivoluzione d'ottobre prima, alla resistenza russa contro l'invasione delle potenze occidentali e, poi, con Trozky al tentativo di colpo di Stato contro Stalin.

Stalin li sconfigge e li invita ad andare in Palestina, allora colonia Inglese.

Il libello, confezionato dalla polizia segreta zarista quale "I "Protocolli" dei "savi anziani" di Sion" diventa, in piccolo, una sorta di manuale di guerra per costruire il "Grande Israele".

Israele si costituisce come Stato Fondamentalista di religione ebraica e si pone l'obbiettivo di sterminare i Palestinesi cacciandoli dalla loro Terra.

E' difficile non cogliere, nell'attività di guerra e della propaganda di guerra ebraica contro i Palestinesi e gli Stati confinanti, cose come questa:

La vera scienza delle condizioni sociali, ai segreti della quale non ammettiamo i Gentili, convincerebbe il mondo che il lavoro e gli impieghi si dovrebbero assegnare a caste ben distinte, allo scopo di evitare le sofferenze umane derivanti da una educazione non corrispondente al lavoro che gli individui sono chiamati ad eseguire. Se essi studiassero questa scienza, il popolo si sottometterebbe volontariamente ai poteri governativi e alle caste di governo classificate da essi.

Date le condizioni attuali della scienza, che segue una linea tracciata da noi, la plebe, nella sua ignoranza, crede ciecamente nelle parole stampate e nelle illusioni erronee opportunamente ispirate da noi, ed odia tutte le classi che crede più elevate della sua. Ciò perchè essa non comprende l'ignoranza di ogni singola casta. Questo odio diventerà ancora più acuto quando si tratterà di crisi economiche, perché allora arresterà i mercati e la produzione.

Determineremo una crisi economica universale con tutti i mezzi clandestini possibili e coll'aiuto dell'oro, che è tutto nelle nostre mani. In pari tempo getteremo sul lastrico folle enormi di operai in tutta l'Europa. Allora queste masse si getteranno con gioia su coloro dei quali, nella loro ignoranza, sono stati gelosi sin dall'infanzia, ne saccheggeranno gli averi e ne verseranno il sangue.

Tratto da: Polizia segreta zarista, "I "Protocolli" dei "savi anziani" di Sion", Editore Roma - La vita Italiana, 1938, pag. 33

L'azione di Israele contro i paesi vicini, la sua attività di destabilizzazione, i finanziamenti e le protezioni offerte all'Isis contro la Siria e contro l'Iraq, trovano la loro definizione non solo nelle strategie del Grande Israele definite dalla Bibbia, ma anche nel testo diffamatorio contro gli ebrei dei "Protocolli dei savi di Sion". Non sono in grado di destabilizzare il mondo, ma i paesi confinanti, sì!

E' esattamente come se gli ebrei avessero fatto proprio il manuale della Polizia Zarista, usato dai nazisti come scusa per massacrarli, al fine di massacrare allo stesso modo libanesi, siriani, palestinesi e tutte le popolazioni che si frappongono all'espansionismo ebraico.

L'ideologia dello Stato di Israele è ideologia nazista come era di ideologia nazista chi volle sterminare gli ebrei dopo aver studiato la bibbia e i vangeli cristiani. Di ideologia nazista sono i cristiani che ora, anziché continuare a sterminare gli ebrei, volgono la loro attenzione per sterminare gli arabi destabilizzando tutti i paesi arabi impedendo loro il progresso economico e scientifico.

 

20 aprile 2024

La guerra di oggi

Quando guardate i fatti del mondo, le notizie, ricordate che i "contenuti strategici sulla conduzione della guerra" sono cambiati. Non siamo più alle idee sulla guerra di Carl Philipp Gottlieb von Clausewitz. Là era l'esercito prussiano contro Napoleone. Oggi viviamo la condizione che oscilla fra le regole della guerra finalizzate al genocidio, proprie dell'ideologia della bibbia fatta propria da ebrei e statunitensi, e le condizioni dell'oggettività dove la conquista della realtà è economica e tecnologica.

La cultura delle persone, all'interno dei singoli Stati, è la più poderosa arma per affrontare questo nuovo tipo di guerra. Assistiamo, da un lato chi immiserisce la cultura della propria popolazione per sentirsi più forte all'interno e all'esterno della propria nazione; dall'altro lato assistiamo a chi rende culturalmente più forte la propria popolazione per aumentare la propria forza all'interno e all'esterno della propria nazione.

Da un lato Dio vuole che le persone siano povere, sofferenti e ubbidienti, dall'altro lato le persone vogliono essere ricche e felici.

In questo momento, questi due modi di pensare sono in guerra fra di loro. Usano armi e strategie diverse e hanno una diversa visione del futuro.

Io non so chi fra i due riuscirà a prevalere, ma preferirei non ricevere bombe in testa anche se molti popoli saranno battezzati con bombe, stragi e distruzione.

 

20 aprile 2024

Il prigioniero

Se un prigioniero scava un tunnel per fuggire dalla prigione, è nel suo interesse che solo pochissimi conoscano l'esistenza di tale progetto affinché tale progetto possa andare a buon fine. Il suo scopo è quello di evadere da quella prigione.

Se un prigioniero scava un tunnel per fuggire dalla prigione e fa sapere a tutti che sta scavando quel tunnel allo scopo di evadere dalla prigione, il suo scopo non è quello di evadere dalla prigione, ma quello di acquisire notorietà nel carcere. Lui viene nominato come "quello che ha provato a fuggire", ma non è riuscito nell'intento. Un intento che non ha perseguito, non voleva perseguire, ma solo millantare.

Questo è anche nella vita sociale. C'è chi agisce e chi millanta. Le persone tendono a legittimare la millanteria perché per loro può diventare difficile osservare le azioni e da queste risalire ai sistemi di pensiero che le generano e che, troppo spesso, appaiono loro estranei.

 

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19 aprile 2024

Schiavitù e discriminazione

Il conflitto di pensiero fra la necessità di uguaglianza fra gli uomini e la necessità di alcuni uomini ad argomentare attorno al loro diritto di possedere altri uomini di cui, la scuola come Istituzione, deve, secondo quest'ultimi, sancire il loro diritto al dominio, è una costante nella storia dell'umanità.

Fra la metà del 1800 e la metà del XX secolo tutto il dibattito sociale vive queste contraddizioni. Il conflitto fra l'ideologia che sancisce il dominio dell'uomo sull'uomo e l'ideologia che vorrebbe la rimozione d ogni dominio dell'uomo sull'uomo.

Un esempio di queste contraddizioni si trova nei pensieri di Giacomo Leopardi dove, le sue riflessioni, si fermano alla forma e non disquisiscono sulle necessità degli uomini. In queste riflessioni, della prima metà del XIX, secolo c'è tutta la contraddizione della schiavitù che solo i democratici, i giacobini, durante la rivoluzione francese rimossero, ma che fu ripristinata immediatamente dagli interessi dei finanziatori del governo assolutista di Napoleone e confermate poi dalla restaurazione monarchica.

Scrive Giacomo Leopardi:

Nel secolo presente i neri sono creduti di razza e di origine totalmente diversi da' bianchi, e nondimeno totalmente uguali a questi in quanto è a diritti umani. Nel secolo decimosesto i neri, creduti avere una radice coi bianchi, ed essere una stessa famiglia, fu sostenuto, massimamente da' teologi spagnuoli, che in quanto a diritti, fossero per natura, e per volontà divina, di gran lunga inferiori a noi. E nell'uno e nell'altro secolo i neri furono e sono venduti e comperati, e fatti lavorare in catene sotto la sferza. Tale è l'etica; e tanto le credenze in materia di dovere morale hanno che fare colle azioni.

E ancora scrive Leopardi:

"Cosa curiosa, e notabile per chi vuol conoscere la storia, e dalla storia inferire il valore, delle opinioni degli uomini intorno ai diritti e ai doveri, si è che ne' secoli passati, i Negri erano creduti d'una origine e quindi d'una famiglia stessa co' bianchi, e pur quei medesimi che li tenevano per tali, sostenevano la ineguaglianza naturale di diritti tra i bianchi e loro, la inferiorità dei Negri, e la giustizia della loro servitù, anzi schiavitù ed oppressione: oggi i Negri sono conosciuti di origine, e però di famiglia, onninamente diversa dai bianchi, e quelli che gli hanno per tali, sostengono la loro uguaglianza sociale rispetto a noi, e la parità de' loro diritti, e la totale ingiustizia del farli schiavi, o maltrattarli, o dominarli, e l'assurdità dell'opinione antica in tal proposito".

Giacomo Leopardi, Pensieri, Editore Feltrinelli, 2014, pag. 112

Lo schiavismo, come la discriminazione, è un'ideologia che si esprime nelle azioni che si presentano alla nostra coscienza. Le persone vedono gli schiavi in catene e parlano di ingiustizia, ma non sono in grado di scorgere l'ingiustizia quando questa è annunciata ideologicamente senza che la loro coscienza assista alle catene. Pertanto, all'ideologia dello schiavismo è sufficiente togliere la rappresentazione formale delle catene fisiche dagli occhi di chi guarda e sostituire quelle catene con catene diverse (assenza di diritti, negazione dei diritti, impossibilità a rivendicare diritti, ecc.) che non appaiono nella rappresentazione formale alla coscienza di chi guarda e quelle catene non potranno essere rimosse dall'indignazione.

Fu necessario abolire la schiavitù giuridica per riaffermare la schiavitù di fatto. Così era necessario abolire la discriminazione fra persone, sessi e religioni, per riaffermare la discriminazione di fatto e legittimare la violenza del più forte sul più debole dal punto di vista sociale.

C'è forse qualcuno che ha analizzato l'ideologia della schiavitù?

Questo è il problema, fintanto che si penserà che la schiavitù e la discriminazione sono un prodotto naturale dell'esistenza (ed è un'esistenza, secondo costoro, creata da Dio) non si metterà mai in discussione la schiavitù o la discriminazione, ma solo la rappresentazione formale mantenendo immodificata e immodificabile l'ideologia della schiavitù e della discriminazione che continuerà a presentarsi sotto diverse rappresentazioni formali per mantenere il controllo sociale.

 

19 aprile 2024

Sul chiedersi il perché: delle cose

Chiedersi il perché: delle cose significa non dare per scontato che le cose siano. Non si tratta di "umiltà" rispetto alla possibilità del conoscere, ma si tratta della certezza che il proprio conoscere sia sempre in modificazione.

La differenza fra "proiettare" sulle cose ciò che sappiamo, o pensiamo di sapere, e proiettare sulle cose un conoscere alimentato dalla necessità soggettiva, rappresentano due atteggiamenti soggetti diversi. Il primo definisce le cose per ciò che pensiamo che esse siano e, dunque, devono essere, il secondo per ciò che pensiamo esse siano ma non necessariamente devono essere.

Il primo è un "giudizio di verità", il secondo è un "giudizio di necessità". Il primo tende ad essere un giudizio immodificabile e, quando si modifica, la modificazione appare superficiale. Spesso non coinvolge le convinzioni profonde che coinvolgono le emozioni. Il secondo è il giudizio che viene dato per necessità di dare quel giudizio sulla cosa, o sul concetto, per poter proseguire nella ricerca. Non condiziona le emozioni di chi dà quel giudizio ed è pronto a modificarlo all'apparire di nuovi fenomeni e di nuove condizioni della cosa alla sua coscienza.

Nel "giudizio di verità" gli studi non aprono nuove prospettive perché: la persona tende a studiare solo ciò che conferma il suo giudizio. Nel secondo caso, gli studi modificano il giudizio perché: apportano nuovi e diversi fenomeni alla coscienza.

Di questo ne ho parlato fin da oltre trent'anni fa nel Crogiolo dello Stregone. La differenza di giudizio definisce due grandi tipologie di insiemi di persone, spesso in conflitto fra di loro. Fra questi due insiemi esiste una "zona grigia del pensiero umano" in cui esiste una certa comunicazione. Tendenzialmente, fra questi due insiemi c'è solo conflitto ideologico dove uno crede di capire l'altro e l'altro tende a distruggere il primo.

 

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18 aprile 2024

La Titanomachia come parto della vita nella Teogonia di Esiodo

La Titanomachia come parto della vita nella Teogonia di Esiodo

La Titanomachia è una lettura della costruzione dell'esistente. Dopo che Esiodo ha descritto le condizioni all'interno delle quali divengono gli Dèi Olimpi è necessario che quella descrizione partorisca le condizioni attraverso le quali il presente si formi e maturi.

Gli Dèi Olimpi e lo stesso Zeus devono essere considerati come il bambino che nella pancia della madre spinge per nascere e iniziare il proprio processo di crescita. La vita si genera attraverso un atto di violenza. Un atto di volontà perpetrato dalla Coscienza di Sé che viene in essere e che separandosi dall'inconsapevole che la circonda decide di usare la falce dentata, che per i suoi figli Gaia forgiò, per costruire sé stessa recidendo il cordone ombelicale con la madre e il padre. La nascita del bambino è un atto di violenza attraverso il quale il bambino afferma la propria indipendenza dalla madre. La nascita del bambino è una perdita per la madre la quale, alla volontà di nascita del bambino, opporrà la propria esistenza contro la sua volontà di indipendenza.

Il bambino separa sé stesso dalla madre per iniziare la propria costruzione. La madre genera il bambino opponendo resistenza e bisogno di separazione insieme. Resistenza alla separazione e necessità della separazione sono le condizioni attraverso le quali il bambino può maturare. La resistenza della madre alla separazione garantisce la crescita nella madre del bambino. Il bambino potrà vincere quella resistenza soltanto quando si sarà attrezzato per trionfare rispondendo alle necessità di separazione di sé e della madre insieme.

Purtroppo, quando le madri (all'interno della specie umana) oppongono una resistenza eccessiva e psichicamente quale emanazione della pulsione di morte, la resistenza che oppongono alla nascita del bambino diventa la resistenza che metteranno in atto per l'intera vita costruendo la dipendenza nel figlio, legandolo a sé, ed evitando di fornirgli strumenti psico-fisci-culturali con cui fondare la propria esistenza indipendentemente dalla madre e dal padre. La madre che non è malata di morte, opporrà sì resistenza alla volontà di indipendenza del figlio, ma solo per costringere il figlio a mettere in atto quelle strategie che sconfiggeranno i suoi tentativi rendendo il figlio sufficientemente forte ed armato di volontà e intento per affrontare da solo l'intera esistenza. La resistenza che distrugge, contrapposta alla resistenza che costruisce.

Scrive Esiodo nella Teogonia tradotta da Romagnoli:

Disse; e assentirono i Numi datori di beni, all'udire

quelle parole; e assai più di prima agognava la zuffa

il cuor d'ognuno; e tutti destaron la pugna crudele,

quel di, femmine e maschi, Titani, e figliuoli di Crono,

e quei che Giove aveva dall'Erebo tratti alla luce,

terribili, gagliardi, dotati d'immenso vigore:

ché cento mani ad essi balzavano fuor da le spalle,

similemente a tutti, sugli omeri a ognuno cinquanta

capi crescevano sopra le fulgide membra. E ai Titani

stettero a fronte a fronte, quel di nella dura battaglia,

nelle massicce mani stringendo gran picchi di monti.

Dall' altra parte, i Titani solleciti empievan le schiere,

e gli uni e gli altri mostra facean della possa del braccio,

con gesta grandi. Echeggiò terribile il pelago immenso,

die' gran rimbombo la terra, squassato gemé r ampio cielo,

dalle radici fu scrollato l'Olimpo infinito,

sotto la furia dei Numi, del Tartaro ai baratri oscuri

giunse l'orribile crollo, dei piedi l'acuto frastuono

e del tumulto, che mai non cessava, dei colpi gagliardi.

Cosi gli uni sugli altri lanciavano i colpi dogliosi;

e perveniano al cielo le grida di questi e di quelli,

e gli uni sopra gli altri piombavan con impeto grande.

Esiodo, Teogonia 664 712

Eccolo il bambino mentre manifesta le intenzioni attraverso le quali assumersi la responsabilità della propria vita.

"Devo uscire da questa trappola" affermò il bambino nel ventre della madre:

"Disse; e assentirono i Numi datori di beni, all'udire

quelle parole; e assai più di prima agognava la zuffa

il cuor d'ognuno; e tutti destaron la pugna crudele,

Immediatamente iniziò la lotta per uscire dal ventre della madre. Quel ventre era un Essere vitale e al desiderio di libertà contrappone il desiderio di non soffrire. Fu una contrapposizione di terribile violenza. In quel momento, il bambino, convocò tutte le forze che potevano aiutarlo nella costruzione di sé stesso. Convocò le antiche forze che i suoi avi, Urano Stellato e Gaia, avevano forgiato per consentirgli di costruire il suo divenire. Chiamò a raccolta le sue forze, chiamò a raccolta le sue tensioni e i suoi desideri fondendoli nella necessità del suo Potere di Essere.

In quel momento:

ché cento mani ad essi balzavano fuor da le spalle,

similemente a tutti, sugli omeri a ognuno cinquanta

capi crescevano sopra le fulgide membra. E ai Titani

stettero a fronte a fronte, quel di nella dura battaglia,

nelle massicce mani stringendo gran picchi di monti.

Il bambino si girò, con sforzo titanico, pronto a spingere con la sua testa contro la barriera che lo separava dall'infinito. Il bambino afferrò le sue forze per uscire da quella situazione. Afferrò rocce infinite che gli impedivano il movimento ed agì per rimuovere gli ostacoli che come forze titaniche sembravano impedirne i movimenti. La madre rinforzò le sue schiere e le sue forze. Non poteva permettersi il lusso di perire dopo il primo parto. E con opera di mani e di forze contrasse il suo addome affinché chi stava partorendo non danneggiasse sé stessa e la sua capacità di partorire.

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18 aprile 2024

Segreti e misteri in Stregoneria

I misteri nel mondo della magia non sono tali perché sono oggetti nascosti, ma sono tali perché l'individuo non sa che cosa farsene dell'oggetto che sta sotto i suoi occhi.

E' come per i segreti che non sono tali perché nessuno li conosce, ma sono tali perché essendo alla comune conoscenza le persone li scambiano per banalità e non vi prestano attenzione.

Per contro, tutto ciò che è magia viene coperto da una fitta coltre di illusioni, desideri, credenze, aspettative, che costruiscono castelli immaginari che imprigionano l'attenzione delle persone in uno stato ansioso d'attesa che impedisce loro la comprensione di ogni effetto della realtà che si discosta da quell'immaginario.

La realtà si allontana sempre più dall'orizzonte della percezione e la persona attende la realizzazione di quanto immagina limitando sempre di più l'orizzonte percettivo.

Quando si inizia il cammino contrario, ogni allargamento dell'orizzonte della percezione appare come un'illuminazione, come se la percezione si accendesse e quella luce, che appare nuova, si affaccia alla coscienza dell'individuo che inizia una diversa elaborazione del proprio conoscere.

Spesso quel conoscere è il riconoscere di una quello che sarebbe stata una banalità se la percezione dell'individuo non fosse stata rinchiusa in un immaginario fantastico.

La differenza fra immaginazione e reale percepito viene data al soggetto solo ed esclusivamente dall'esperienza che il soggetto vive. Tanto più il soggetto è coinvolto nelle relazioni nella società e nella natura, tanto più il suo corpo, la sua psiche e la sua percezione si adatta a quel reale, tanto più l'individuo si ritrae dalle relazioni sociali, nella natura tanto più la sua percezione, il suo corpo e la sua psiche si adattano a quel sottrarsi e tanto più si rinchiude nell'immaginario per poter difendersi da quel reale che descrive come ostile e minaccioso.

 

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17 aprile 2024

Cotto, Gige e Briareo nella Teogonia di Esiodo

Cotto, Gige e Briareo nella Teogonia di Esiodo

Cotto, Gige e Briareo sono figli di Urano. Con i Giganti figli di Urano, scompaiono dalla scena della Teogonia dopo che il padre li ha incatenati nel Tartaro.

I Centimani o Ecatonchiri, sono rappresentati con 50 teste e cento braccia. Le teste rappresentano i sensi, il pensiero, la percezione e l'intelligenza e le braccia la capacità d'azione: essi sono l'emozione fatta azione.

Oltre agli Ecatonchiri, fra i figli di Urano Stellato che collaborano con Zeus, vanno ricordati anche i Ciclopi: Bronte, Sterope e Arge.

Scrive Esiodo nella Teogonia tradotta da Romagnoli:

Ed i Ciclopi poi generava dal cuore superbo,

Stèrope, Bronte, ed Arge dal cuore fierissimo: il tuono

diedero questi a Giove, foggiarono il folgore. In tutto

erano simili essi agli altri Celesti Immortali,

ma solamente un occhio avevano in mezzo alla fronte:

ebbero quindi ,il nome: Ciclòpi: perché solo un occhio

si apriva a ìor, di forma rotonda, nel mezzo alla fronte.

Aveano forze immani, nell'opere grande scaltrezza.

Ed altri nacquero anche figliuoli alla Terra e ad Urano,

Cotto, Gia, Briarèo, figliuoli di somma arroganza.

Ad essi cento mani spuntavan dagli òmeri fuori,

indomabili, immani, cinquanta crescevano teste

fuor dalle spalle a ciascuno, sovresse le membra massicce;

e senza fine gagliarda la forza su l'orrido aspetto.

Esiodo, Teogonia 139 - 153

L'idea generale è questa: la vita sorge solo attraverso Urano Stellato. L'emozione trasforma il non vivente in vivente, in Coscienza di Sé.

Cronos e i Titani possono costruire il mondo del tempo evirando Urano Stellato, ma Esiodo non ci racconta che ruolo hanno nel mondo del tempo Afrodite e le Erinni che nascono dal pene e dalle gocce di sangue che cadono in mare.

Il tempo può essere generatore di vita?

Il mondo emotivo si trasforma mediante l'esperienza. Il mondo del tempo articola sé stesso facendo di ogni azione un oggetto che occupa uno spazio, ma non un tempo; il mondo della ragione costruisce un tempo lineare che va dalla nascita alla morte del corpo fisico in cui la coscienza manipola la propria energia vitale, la propria struttura emotiva, attraverso le azioni che mette in atto nel mondo e nella qualità in cui è divenuta.

La guerra contro il tempo, per separare la ragione dal presente in cui è imprigionata, non viene vinta da Zeus, ma viene vinta dall'emozione, dal mondo emotivo, dagli Ecatonchiri e dai Ciclopi che forniscono il tuono e la folgore a Zeus.

La battaglia degli Ecatonchiri è la battaglia, come rappresentazione estetica , di infondere la vita nella non - vita.

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17 aprile 2024

Gli Esseri di sola energia
(Rispetto a ciò che pensiamo materia)

Con gli "Esseri di Energia" che ci stanno attorno e con i quali, che ci piaccia o meno, condividiamo la Terra, l'atteggiamento che dobbiamo avere con loro è lo stesso atteggiamento che teniamo con gli acari. Sappiamo che esistono, sappiamo di che cosa si cibano, teniamo pulita la casa, ma essenzialmente ne ignoriamo l'esistenza.

Qualche malato mentale si fa influenzare da loro ed eleva la loro presenza ad un modello ideologico dal quale far dipendere le proprie scelte esistenziali, ma si tratta di malati che cercano qualche cosa da cui dipendere.

Questi "Esseri di energia" si cibano di energia emotiva che i corpi fisici disperdono nella loro attività e diventano attivi e giganteschi solo nell'immaginazione quale effetto della malattia mentale.

Quando iniziai il mio percorso di Stregoneria misi molta attenzione su di loro. Poi, una volta che ne ho compreso la natura li ho ignorati perché sono assolutamente ininfluenti nella vita dell'uomo salvo per i "sottomessi a Dio". A costoro stimolano le emozioni enfatizzando "l'amore per Dio" (o simili) in modo che producano una certa qualità di "energia emotiva" della quale, una parte degli "Esseri di energia", si cibano. Come gli acari si cibano dei frammenti che perdiamo della nostra pelle, così loro si cibano di frammenti di energia emotiva che disperdiamo.

Come non ci occupiamo degli acari, così non ci occupiamo nemmeno di loro. La nostra trasformazione come Esseri della Natura li ha cancellati dall'orizzonte delle percezione con la sola eccezione di alcuni effetti di alcune malattie mentali. Che poi, oltretutto, quella percezione non entra direttamente nella coscienza, ma vi entra nella forma di allucinazioni.

 

17 aprile 2024

Giustizia

Se l'uomo non costringe Dio a rispettare le leggi, non ci sarà mai giustizia fra gli uomini.

 

17 aprile 2024

Distruzione dei diritti sociali

Col cambio di regime, i diritti sociali apparentemente rimangono, solo che si alza il prezzo per potervi accedere. Tutto diventa faticoso e aumentano le aggressioni affinché le persone non possano accedere ai diritti sociali. Prendete il diritto d'aborto, ad esempio. Non è stata abrogata la legge, ma le donne vengono costrette ad abortire, quando ancora abortiscono, in clandestinità per le feroci aggressioni dei trafficanti di carne umana cristiani. Questo vale anche per la ricerca di giustizia, vale per la scuola nella quale si abbassa la qualità dell'insegnamento per impedire ad un numero maggiore di persone di vantarsi davanti a Dio. Si svalutano le persone competenti ed impegnate per costringerle ad emigrare.

Lo sfascio sociale non appare da provvedimenti legislativi davanti ai quali si reagisce, ma da azioni amministrative che sono in sé azioni eversive rispetto allo spirito Costituzionale.

Un po' alla volta, distrattamente, si passa dall'idea di cittadino all'idea di essere pecora del gregge che il buon pastore porta al macello della vita. Poi, sempre questi eroi del nuovo regime, a mano a mano che la loro azione viene svelata costruiranno un conflitto talmente grande per cancellare l'attenzione delle persone dalle loro azioni mandando al macello il materiale umano di scarto sociale che hanno confezionato.

 

17 aprile 2024

Riflessione sulla ciarlataneria

Ogni ciarlatano ha le sue caratteristiche di ciarlataneria e, magari ha dei lati che possono essere interessanti in alcuni contesti. La ciarlataneria va vista dal punto di vista della Stregoneria e della Magia. Considera un grande ciarlatano come, ad esempio Jung o Freud. Hanno fatto la storia della psicanalisi affermando di fare scienza quando, al contrario, facevano filosofia metafisica. Entrambi affermavano una realtà immaginaria e al centro di questa realtà immaginaria mettevano loro stessi quali sacerdoti e maestri di quella realtà.

Il meccanismo si applica anche agli esoteristi. Considera gli spiritisti che per un secolo hanno venduto apparizioni di spiriti nelle sedute spiritiche. Erano truffe. La gente pagava per parlare con i parenti defunti. Ma nessuno parlerà con i morti perché la vita, quando c'è, oltre la morte, non è come i vivi immaginano e non è descrivibile per i vivi.

Se qualcuno sfrutta il desiderio di parlare col parente defunto, crea un'ideologia sui defunti e chiama questa ideologia, "misteri" di cui "lui sa" e si fa pagare sia in termini monetari sia in termini di dipendenza psicologica. Anche Jung credeva nei fantasmi o nei poteri paranormali. Pensa ai "poteri paranormali" che venivano affermati ma non sono mai esistiti.

L'esoterismo serve solo a nascondere la magia della realtà in cui viviamo. Ad esempio, capire l'intelligenza di un cane o di un gatto, degli animali o delle piante, capire e percepire le sensazioni degli e negli oggetti del mondo, comprendere come si modifica il mondo in cui viviamo perché noi lo stiamo vivendo e non solo, come fanno gli esoteristi, immaginandolo attraverso la fede. Il mondo è fatto di Esseri viventi, Esseri materiali viventi, con corpi fisici o di energia, ma sempre li possiamo toccare, percepire e sentire. Non servono i "misteri" serve la conoscenza che si sviluppa attraverso il nostro vivere.

 

Pagina specifica del giorno

 

 

16 aprile 2024

Le ragioni ideologiche del fallimento del Partito Comunista Italiano

Rinascita, uno degli organi del Partito Comunista Italiano, nel 1945, in un articolo a firma di Vincenzo la Rocca, ci racconta come avvenne la distruzione del Partito Comunista e della tecnica che mise in atto per poter fallire.

Scrive La Rocca:

Da scrittori che non ci conoscono o hanno interesse a travisare la nostra ideologia e a deformare la nostra linea di condotta, il Partito comunista viene presentato, in via generale, come quello che innalza la bandiera di una lotta aperta e implacabile contro la religione. Questa posizione, che potrebbe anch'essere la posizione di alcuni gruppi della democrazia borghese, non è mai stata e non è assolutamente la nostra. Noi siamo marxisti-leninisti, cioè seguiamo la dottrina elaborata da Marx e da Engels, sviluppata ulteriormente e arricchita di nuove tesi e conclusioni, di nuove conoscenze ed esperienze da Lenin e da Stalin.

E La Rocca continua dicendo:

Qui non è male ricordare che il marxismo, come Engels chiariva a Sorge, come di continuo ha ripetuto Lenin, non è un dogma, ma una guida per l'azione, e come teoria rivoluzionaria si forma in intimo contatto con la pratica di un movimento che abbraccia realmente le masse; che il marxismo, secondo gl'insegnamenti dei suoi creatori, non è una raccolta di formule o una specie di catechismo; che esso, quale scienza dello sviluppo della società e del movimento operaio non può né deve essere considerato qualcosa di compiuto e d'immutabile, cioè di fisso e di morto; ma che, al contrario, esso ha posto soltanto le pietre angolari di una dottrina che progredisce e si perfeziona, che i marxisti debbono far progredire e debbono perfezionare in tutte le direzioni, "se non vogliono restare indietro dalla vita"; che in altri termini il marxismo, espressione teorica del movimento proletario, degl'interessi fondamentali dei lavoratori, indica compiti generali, che la situazione economica e politica concreta di ogni fase speciale del processo storico modifica necessariamente; fornisce le direttive generali, che si applicano in particolare in una maniera diversa alle diverse nazioni, tenendo conto delle condizioni storiche di ciascun paese e della vita vivente, dei fatti precisi, della realtà obiettiva.

In sostanza, tutto il discorso diventa fumoso, privo di contenuti e vuoto di intenzioni.

In concreto, che cosa vogliono i comunisti che si modifichi nella società in cui vivono?

E' indubbio che una Democrazia Cristiana curava gli interessi della chiesa cattolica e del grande capitale, ma i comunisti, che affermavano di rappresentare il movimento "proletario", che cosa volevano o avrebbero voluto che la società facesse in favore del movimento proletario?

Non mi sto riferendo al momento contingente come può essere una rivendicazione salariale, ma la collocazione delle condizioni del proletariato nelle condizioni più generali della nazione. Appoggio la richiesta dell'aumento salariale, ma come voglio modificare le condizioni oggettive dell'economia affinché il miglioramento delle condizioni salariali non venga riassorbito dalle condizioni inflattive, ad esempio; o come colloco le rivendicazioni del proletariato, di cui sono rappresentante in funzione del futuro dei loro figli? Della vita domestica? Delle relazioni politiche e culturali?

Il proletario, il lavoratore, non è solo il soggetto che fa figli o che lavora, è un cittadino che vive la complessità e la complessività della vita sociale e se tu partito comunista, che vuoi rappresentarlo, non metti al centro del dibattito il tipo di violenza che costringe il proletario a mandare i suoi figli al catechismo, tu non fai gli interessi del proletariato, ma fai gli interessi della gerarchia nobiliare cattolica.

Come può dire La Rocca:

"in altri termini il marxismo, espressione teorica del movimento proletario, degl'interessi fondamentali dei lavoratori, indica compiti generali, che la situazione economica e politica concreta"

se non riesce a vedere che la chiesa cattolica, in nome di Gesù, stupra i bambini dei proletari sfruttando le loro condizioni di lavoro e non ha una politica contro questo perché lui non vuole opporsi alla religione cattolica? In questa situazione, il Partito Comunista si è fatto complice della violenza sull'infanzia al pari della Democrazia cristiana e al pari della chiesa cattolica che esegue il delitto.

Questo significa che il Partito Comunista non aveva nel suo programma il riconoscimento del bambino quale soggetto di diritto giuridico perché, come la chiesa cattolica, pensava che i bambini fossero proprietà dei genitori, per estensione degli educatori, e non potevano rivendicare diritti se non sottomissione e obbedienza.

Questo significa, ancora, che il Partito Comunista non aveva una visione d'insieme di una società in trasformazione, ma aveva fatta propria la morale cattolica aiutando la chiesa cattolica a stuprare gli stessi militanti del Partito Comunista che, magari, erano tendenzialmente anticlericali. Il Partito Comunista emarginava gli anticlericali e gli atei come aveva fatto Stalin in Russia.

Si tratta di negazione dei principi fondamentali del "materialismo storico e dialettico" dove la realtà in essere è il prodotto di trasformazioni storiche. E non è manifestazione della verità di Dio. Trasformazioni storiche che hanno nei principi cristiani e cattolici la base ideologica dello schiavismo e della negazione del proletariato quale cittadino capace di beneficiare di uguaglianza di diritti.

Questo negare al proletario il ruolo di cittadino a pieno titolo e diritto sarà talmente radicato nel Partito Comunista che, una volta abolite le distinzioni di classe e rimossi i privilegi sociali di alcuni, il principio di uguaglianza non sarà mai rivendicato dal Partito Comunista se non dopo la rivoluzione morale del 1968 che scardinerà i fondamenti morali e culturali cattolici di cui il Partito Comunista si era fatto, fino ad allora, promotore.

Scrive La Rocca:

Il marxismo, anzi, non solo non interviene nelle dispute, nelle controversie e nelle lotte di carattere religioso, ossia non apre né conduce per suo conto, alcuna "campagna" contro la religione, ma cerca d'impedire che queste controversie e queste lotte nascano e s'impadroniscano delle masse. Attribuire al Partito comunista il proposito di fare stalle delle chiese, di abbattere le statue degli dei, di mutare i preti in torce vive, ecc. è un'arma spuntata, tratta, per comodità polemica, da un arsenale di menzogne e di calunnie, le quali tendono a falsare i veri termini della lotta politica e a turbare il clima in cui questa lotta si svolge, in mancanza di altri argomenti, più robusti e più sicuri.

Non è vero quanto dice La Rocca che il marxismo non interviene nelle dispute di carattere religioso, lo ha sempre fatto. I diritti della donna russa nel principio di uguaglianza fra i sessi, il diritto all'autodeterminazione all'aborto, il diritto al divorzio fatto in Russia da Lenin erano contrapposizioni di ordine religioso. Era una lotta sociale religiosa tant'è che, proprio perché il PCI non la fece in Italia, la discriminazione della donna, la negazione del divorzio, il delitto d'onore, la guerra feroce fatta dalla chiesa cattolica per impedire il diritto d'aborto furono negati per decine e decine di anni nonostante la nostra Costituzione. Lo stesso diritto fascista-cattolico di torturare gli arrestati dovette aspettare cinquant'anni per una legge attuativa. E ad essere torturati erano solo "proletari".

Per contro il Partito Comunista faceva campagne contro i propri militanti quando volevano rimuovere principi oscurantisti cattolici dalla società civile.

Il partito Comunista fu complice di tutte le infamie fatte dalla chiesa cattolica per ordine del suo Dio e del pederasta in croce.

Come può il Partito Comunista condannare i lager tedeschi se non è in grado di condannarne il modello ideologico del Dio dei cattolici che stermina l'umanità col diluvio universale? Come ha potuto il Partito Comunista chiamarsi democratico se collabora ad imporre la morale della monarchia assoluta che antepone gli interessi del monarca agli interessi dei suoi "sudditi"?

Se mi è abbastanza semplice fare alcune riflessioni che possono apparire non aderenti alla realtà, ma quando si sono verificate le condizioni che osservo, significa che nella società si è mosso un coacervo di contraddizioni e di criticità che hanno coinvolto gli individui producendo sofferenza percepita come "ingiustizia di classe". Vivere questa sofferenza li ha allontanati dal partito negando gli stessi principi formali che il Partito Comunista dichiarava a parole ma negava nella prassi. Quando il partito dichiara di farsi carico delle necessità delle persone e poi impone principi morali alle persone sottomissione e obbedienza all'autorità divina il Partito Comunista allontana le persone, ma soprattutto allontana i propri quadri politici dai militanti. In altre parole, i singoli cittadini vivevano conflitti alimentati dalla chiesa cattolica e dalla sua necessità di controllo sociale trovando favori e aiuti da parte del Partito Comunista.

Lenin non fece propria la morale cristiana. Modificò la società aumentando i diritti dei cittadini. Cittadini, non proletari! Stalin abolì l'attività atea, inaugurata da Lenin, nell'evanescente tentativo di aumentare la partecipazione popolare nella guerra contro i tedeschi. La sua scelta, al di là degli effetti che ebbe nell'immediato, fu la scelta chiave della distruzione dell'URSS.

Quando chi predica l'uguaglianza nella teoria e poi nella pratica appoggia principi assolutisti propri dei cristiani, sia cattolici, evangelici o ortodossi, non fa altro che distruggere i principi di uguaglianza in nome della monarchia assoluta. Una monarchia assoluta che può assumere l'aspetto di sovranismo, nazismo, fascismo, monarchia o assolutismi di vario genere. Questo lo vediamo oggi sia nei paesi occidentali che nei paesi dell'est-Europa e in Russia.

L'assoggettamento al padrone Dio ha portato al fallimento di chi ha offeso il "proletariato" negando il materialismo storico e dialettico in nome della morale di un Dio padrone di cui la chiesa cattolica si fa forza imponendo i principi assolutisti ad un'infanzia a cui vuole negare il diritto di cittadini.

Il termine di "catto-comunista", applicato al Parito Comunista, mi sembra molto ben coniato.

Le affermazioni di Vincenzo La Rocca sono tratte da Rinascita del settembre-ottobre 1945

 

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15 aprile 2024

La scuola del gregge

Questa è la scuola che la chiesa cattolica vuole imporre all'Italia.

Un giudizio non dissimile va fatto di quella che chiamiamo libertà d'insegnamento. Essendo fuor di dubbio che la sola verità debba informare le menti, perché in essa sola sta il bene, il fine e la perfezione delle nature intellettuali, l'insegnamento non deve perciò dettar altro che il vero, tanto a chi l'ignora quanto a chi lo sa, affinché ne rechi agli uni la notizia, la conservi negli altri. Per questa cagione è stretto dovere degli insegnamenti affrancare gli animi dall'errore, e premunirli contro di esso mediante efficaci argomenti. Dal che apparisce, essere al tutto contraria alla ragione, e tale da pervertire totalmente le intelligenze, quella libertà di cui parliamo, la quale si arroga una sconfinata licenza d'insegnar ciò che le piace; licenza che ai cittadini il pubblico potere non può accordare senza fallire ai suoi doveri. Tanto più che l'autorità dei maestri ha grande influenza sopra i discepoli, e raro è assai che questi possano discernere da se stessi se le dottrine di quelli siano vere o false. E' necessario dunque, che anche questa libertà, perché sia onesta, contengasi entro certi confini, e ciò per non lasciare impunemente che in istrumento di corruttela si converta il magistero. Il vero poi, che ha da essere l'unico oggetto dell'insegnamento, si distingue in due specie, naturale e rivelato. Le verità naturali, quali sono i primi Princìpi e le prossime conseguenze che ne trae la ragione, formano nell'ordine delle idee il patrimonio comune del genere umano: e poiché su quei veri riposano, come su fondamento saldissimo, morale, giustizia, religione, lo stesso umano consorzio, sarebbe la cosa più empia del mondo e più stolidamente disumana permettere che questo sacro retaggio sia impunemente dilapidato. Né va conservato meno gelosamente il preziosissimo e santissimo tesoro della verità che conosciamo per divina rivelazione. Per molte luminose prove si giunge a stabilire, come usarono spesso gli Apologisti, certi punti principalissimi, quali sono: che Iddio ha divinamente rivelato alcune verità; che per rendere testimonianza alla verità l'Unigenito Figlio di Dio si è incarnato; ch'Egli ha fondato una società perfetta, cioè la Chiesa, della quale è capo Egli stesso, e con la quale promise di rimanere sino alla consumazione dei secoli.
Tutte le verità insegnate col divino suo labbro Egli volle affidate a questa società, con ordine di custodirle, difenderle e autorevolmente dichiararle; comandando nel medesimo tempo a tutti i popoli di credere e obbedire alla Chiesa sua, come a Lui stesso, pena, chi facesse il contrario, l'eterna dannazione. Così è chiaro, che Iddio è all'uomo il migliore e più sicuro maestro, fonte e principio d'ogni verità: è l'Unigenito, ch'è nel seno del Padre, è via, verità, vita, luce vera che illumina l'uomo, e di cui tutti gli uomini devono essere docili ed ossequiosi discepoli. "E saranno tutti ammaestrati da Dio" (Giovanni, VI, 45)»

Tratto da: Leone XIII, Enciclica Libertas, 20 giugno 1888

 

15 aprile 2024

Esoteristi e preti cattolici

Durante le crisi economiche e sociali, i malati mentali, esoteristi e cristiani, cattolici e evangelici, si moltiplicano chiamando alla guerra contro il nemico, sicuramente posseduto dal demonio o dalle forze del male.

Sono la peggior feccia di individui che agiscono nella società spargendo insicurezza e fornendo ricette che alimentano le difficoltà sociali.

Servi di un Dio padrone, un delinquente e malvagio che si vanta di aver macellato l'umanità col diluvio universale, puntano al linciaggio del singolo individuo (posseduto dal demonio) e al genocidio di chi ha Dèi diversi dal pederasta che fu messo in croce e che viene usato per legittimare la pederastia cristiana.

Loro sono criminali perché fanno violenza a persone deboli, ma i giornalisti sono i loro complici avvallando farneticazioni per il solo fine di vendere giornali. Hanno cessato di fare informazione per darsi alla propaganda. Gli hanno chiesto i giornalisti di dimostrare la fattività delle sue affermazioni? No! Dunque, complici! Diffusori di complotti metafisici che appartengono all'ambito della psichiatria.

Vi siete già dimenticati di Emmanuel Milingo? O del pagliaccio Gabriele Amorth?

O vi siete dimenticati delle buffonate di Padre Pio, un malato mentale, che affermava di "lottare contro il demonio"? Erano pagliacciate e buffonate. Eppure, su quelle pagliacciate e buffonate hanno fatto i soldi rubandoli alla povera gente.

Vengono tirati fuori quando servono per disarticolare la società civile.

 

15 aprile 2024

Inno Orfico alle Grazie

Inno Orfico alle Grazie

E questo è il commento al sessantesimo Inno Orfico che condivido.

  Inno Orfico alle Grazie

  Ascoltatemi, o Grazie dal gran nome, che ricevete splendidi onori,
figlie di Zeus e di Legalità dal seno pieno,
Bellezza e Floridezza e Letizia molto felice,
genitrici di gioia, amabili, benevole, sante,
dalle forme cangianti, sempre fiorenti, desiderabili per i mortali;
invocate, circolari, dal volto di corolla, attraenti:
venite datrici di felicità, sempre favorevoli agli iniziati.

da Inni Orfici ed. Lorenzo Valla trad. Gabriella Ricciardelli

Eurinome, la figlia dei Titani Oceano e Teti, con Zeus dette vita alle Cariti.

Aglaia, Radiosa; Eufrosine, Gioia; Talia, Fiorente; sono potenze che si calano come parte del desiderio e delle necessità in ogni nato nella Natura.

A Roma le Cariti prendono il nome di Grazie e quando ognuno di noi dice "grazie" a qualcuno è sempre radioso, con animo grato e pieno di gioia e il suo aspetto si illumina fiorendo di gratitudine.

Quando diciamo "grazie" a qualcuno o a qualche cosa, le Cariti emergono dentro di noi.

Le Grazie rappresentano il senso stesso della Religione Pagana.

Bellezza, Floridezza e Letizia sono quanto viene desiderato da ogni Essere Umano. Il desiderio viene soddisfatto all'interno del piacere e non ha nulla a che fare con la tristezza, la sofferenza o il sospiro che anela ad una felicità più presente nell'immaginazione che nella realtà quotidiana.

Le Cariti accompagnano Persefone nel suo viaggio dall'oscuro alla luce: accompagnano ogni germinazione! Perché ogni germinazione tende alla Bellezza di sé stessa, alla Letizia del proprio esistere e alla Floridezza della propria esistenza. Ogni germinazione è espressione delle Grazie perché afferra l'aspetto che mette in movimento la Bellezza dentro di sé, la Letizia dentro di sé e la Floridezza dentro di sé.

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Una religione deve rispondere a: Che cosa sono gli Dèi? Che cosa è l'uomo? Che cosa e perché delle relazioni fra gli uomini e gli Dèi?

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Una religione si caratterizza per i propri riti religiosi coerenti con il proprio pensiero religioso. I riti caratterizzano la religione e ne sottolineano gli aspetti ideologici.

Una religione che chiede agli uomini di sottomettersi al suo Dio, manifesta una qualità di riti; una religione che libera l'uomo dalla sottomissione, esprime una diversa qualià di riti religiosi.

I riti religiosi della Religione Pagana

Costruire il pensiero religioso della Religione Pagana è un lavoro immenso. Si è reso necessario aprire altri due siti web pre presentare il lavoro teologico e di filosofia metafisica relativa alla Religione Pagana.

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Apprendista Stregone

Guardiano dell Anticristo

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

 

 

Ultima modifica 12 febbraio 2021

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