LA MIA VISIONE DEL SESSO GAY

Ciao Project,
siccome non so come chiamarti, ti chiamo Project, come fanno tutti. In questo fine settimana, caso rarissimo, non avevo niente da fare. Gli amici sono partiti tutti, i miei genitori se ne sono andati dai parenti e io sono rimasto a casa solo. vado sui social ma su quelli dei miei amici non c’è niente di nuovo, allora me ne vado a cercare qualche sito sessualmente eccitante, così, per passare un po’ di tempo in modo divertente.

In genere non faccio mai troppe ricerche in internet, ho i miei siti porno abituali e vedo sempre quelli, anche questa volta ci ho passato il pomeriggio di venerdì con tutto quello che ti puoi immaginare, poi sabato mattina ho cominciato a cercare altro, insomma, forse cercavo altro porno, vabbe’, parto con una ricerca “gay” , i primi siti non mi attirano proprio, poi capito nel forum di progetto gay, non mi ricordo nemmeno esattamente cercando che cosa e mi metto a leggere una discussione di diversi anni fa e ci resto appiccicato per un’ora buona. Di porno non c’era proprio nulla e ci ritrovavo tante cose che ho vissuto anche io e poi anche le situazioni e i problemi affrontati erano quelli stessi che ho dovuto affrontare pure io.

Ho passato in pratica tutto il sabato a leggere, fino a notte alta, poi verso le 3.00 sono andato a dormire. Stamattina ho ripreso a leggere e mi è venuto in mente che Progetto è un bel posto, con tanti ragazzi veramente notevoli, non avevo mai trovato una cosa simile. Poi ho visto che ormai non si registra quasi più nessuno ma che tu pubblichi delle mail che ricevi di tanto in tanto e allora ho pensato che forse ti potevo scrivere anche io. Intanto grazie per avere creato una cosa che tratta di vita gay in modo serio, devi andare avanti, è un peccato che queste esperienze siano soppiantate dai social, perché si perde di spessore culturale e di serietà.

Ma vengo ai contenuti di cui vorrei parlare: essenzialmente il sesso che, diciamocelo chiaro, non è un gioco, ma qualcosa che permea profondamente la vita dei ragazzi e penso anche delle persone di tutte le età. Io ho 30 anni, ho avuto le mie esperienze sessuali e non proprio minime e mi sono accorto di quanto il sesso sia una questione complicata per tutti. Probabilmente è così perché i condizionamenti sono tanti e pesantissimi fin da quando siamo bambini, e qui lo dico facendomi anche un esame di coscienza: io sono il primo che ha identificato per anni, e identifica ancora oggi il sesso con la pornografia.

Andarsi a cercare un sito porno è facilissimo, mentre andarsi a cercare un ragazzo, per costruirci una relazione seria, è difficilissimo e allora si sceglie la strada più semplice, che però è anche la più stupida, cioè quella che non ti porta a costruire niente. Quella strada è stata la mia e purtroppo penso che lo sia ancora e, da quello che ho visto, è stata la strada di tutti o quasi i ragazzi con cui sono stato. Io mi sento dipendente dal sesso ma non totalmente, faccio una differenza tra il sesso via porno, che purtroppo è la quotidianità, e il sesso come mi piacerebbe, che appartiene al mondo dei sogni.

Il vero problema del sesso vero, cioè di quello con un ragazzo vero e non a fantasia è che il ragazzo deve essere vero, e un ragazzo vero è com’è, non lo puoi plasmare a tua immagine e somiglianza. Innamorarsi di un ragazzo teorico, o meglio innamorarsi in astratto di un ragazzo creato dalla propria fantasia e facilissimo, ma significa innamorarsi di se stessi, è il massimo del narcisismo, ci si innamora della propria fantasia. Un ragazzo vero è un’altra cosa, ha una storia “sua” con la quale tu non c’entri niente, ha avuto le sue esperienze prima di conoscerti, e illuderti che tu sarai per lui l’esperienza definitiva, quella che chiude la serie con una relazione destinata a durare tutta la vita, non ha niente di realistico.

Dalla mia esperienza ho imparato che nelle relazioni con i ragazzi se non hai spirito di adattamento resterai sempre solo. Già a livello fisico il ragazzo perfetto non esiste. Quando mi faccio la doccia la mattina e mi guardo allo specchio mi piaccio, sì, mi piaccio abbastanza, ma ci sono pure tante cosette e non solo cosette che non mi piacciono, un po’ di scoliosi, troppo pelo, il volto non perfettamente regolare, o che almeno mi sembra così, e tante altre cose, con i ragazzi che ho avuto è stato lo stesso: quando ci parli sui social o sui siti di incontri te li immagini bellissimi, poi li vedi da lontano e dici: “beh, niente male!”, ma quando li vedi da vicino, uno è troppo cicciottello e l’altro è tropo secco, uno ha il naso storto e l’altro ha la pelle grassa, per non dire di quando si arriva al dunque e li vedi nudi, e lì possono arrivare anche delusioni profonde, perché sarò pure fissato, ma certe cose, per attirarmi veramente devono essere come dico io.

È vero che la parola d’ordine dei rapporti con i ragazzi è “adattarsi” ma se un ragazzo non ti attira veramente da quel punto di vista, può essere pure Eistein, ma non ti attira dal punto di vista fondamentale. Se dicessi il contrario mi sentirei un ipocrita. E poi, ammesso che ci sia una certa compatibilità fisica, cioè che ci sia un’attrazione sessuale forte e “reciproca”, sì, il primo passo è fatto, ma ci sono ragazzi che ti fanno proprio cascare le palle, ci sono quelli lagnosi, quelli bugiardi, quelli “capisco tutto io” e pure quelli pericolosi, violenti e prevaricatori che è meglio perderli che trovarli. “Adattarsi” sì ma con buon senso.

Nella mia esperienza ho imparato che innamorarsi non è una scelta, ed esclusi i casi di evidente incompatibilità, se cerchi la perfezione non vai da nessuna parte e quindi non puoi che adattarti alla soluzione più accettabile o, forse, meno peggio. Parlo solo sulla base della mia esperienza diretta: pensare che le cosiddette affinità elettive, tipo l’interesse per la musica o per l’arte, per certe tematiche culturali o ambientali siano cose che motivano due ragazzi a mettersi insieme, sono tutte cazzate.

Due ragazzi stanno bene insieme prima di tutto se c’è un desiderio sessuale reciproco molto forte. Se un ragazzo ti piace e lui vuole stare con te, questa è la migliore premessa, forse non l’unica ma quasi. Io alla fine non ho costruito nessuna relazione stabile, ma se una relazione ha avuto un senso, e ha ancora un senso, per quanto debole sia, è stato perché c’era quel desiderio sessuale forte e reciproco, a partire da lì, piano piano c’è stato anche un po’ di contatto affettivo, per niente stupido, ma quando la spinta sessuale era debole o soprattutto non era reciproca, dopo qualche pomeriggio a parlare di cinema e di letteratura, si finiva molto rapidamente per non sentirsi più.

Uno mi ha detto semplicemente: “sei un bravissimo ragazzo ma non riesco a pensare a te per farmi una sega”, è brutale e ci sono rimasto male, ma in fondo aveva ragione, non puoi farti piacere uno che non ti piace. Project, io non ho sempre ragionato così, quando avevo vent’anni sognavo a occhi aperti, adesso penso più al sesso che all’amore, che mi sembra una immensa sovrastruttura culturale. E poi, se la base dell’amore non sta nel desiderarsi sessualmente non ho capito in che altro potrebbe essere. Il sesso vero, condiviso, voluto, è amore, non è un’altra cosa. E poi per vivere veramente il sesso con un altro ragazzo ti devi fidare di lui, cioè non può succedere con uno qualunque, con uno che non stimi proprio come persona.

Uno dei miei ragazzi mi piaceva abbastanza (che è già un modo di dire ambiguo). Lui a me ci teneva moltissimo, ha provato a mettermi alle strette con le parole, cioè parlando quasi per costringermi a dirgli di sì ma io sono stato molto evasivo, perché quando stavo con lui, pure se era più o meno un bel ragazzo non provavo nessuna eccitazione sessuale, un altro invece, pure lui si era cotto di me, ma pure io di lui, anche se allora scappavo e cercavo di evitare di coinvolgermi troppo perché avevo preso parecchie bastonate, lui non ha fatto discorsi, ha capito che aveva un fascino forte su di me e si è dimostrato disponibile a comportamenti molto liberi verso di me, in pratica mi ha fatto capire che stare vicino a me lo eccitava e che su di me ci faceva spesso fantasie. Questi non sono discorsi, è un modo di dire: “io voglio fare sesso con te!” E dopo un po’ ci siamo arrivati.

Quando vedi che un ragazzo sta con te proprio perché vuole te, o in quel momento almeno vuole proprio te, lo capisci subito ma non dalle parole o dalle dichiarazioni d’amore ma dal fatto che non si trattiene, che è eccitato, che è completamente disinibito, e guarda che sono cose molto rare. Io di ragazzi che facessero sesso veramente, cioè partendo veramente in quarta, in pratica ne ho trovato uno solo, con gli altri era una schermaglia, un gioco delle parti, molte chiacchiere e poco sesso e soprattutto sesso imitativo, per loro era ripetere quello che avevano imparato tramite i porno, ma non li vedevi mai veramente partiti.

È da questo che capisci se un ragazzo ti vuole veramente o sta solo giocando con te, e quando ti capita l’esperienza giusta, che forse è capitata anche a me, capisci che cosa vuol dire fare l’amore, cioè vivere il sesso con trasporto vero, senza recite e senza obblighi. Se con un ragazzo trovi un’armonia sessuale, alla fine la trovi anche nelle altre cose, almeno è questo che è capitato a me. Non che poi questo significhi che hai trovato l’amore eterno o cose del genere, però quando stai con quel ragazzo vivi un’esperienza profonda, quella del sesso vero condiviso. Niente è eterno a questo mondo, ma per il tempo che dura, che potrebbe anche essere lunghissimo, beh, vivi proprio ad un altro livello.

Project, non sto facendo l’apologia del sesso, non mi piace fare discorsi teorici, dico quello che ho provato personalmente. Ovviamente non faccio statistica e il mio punto di vista è molto limitato ma è stato una conquista faticosa che mi ha fatto crescere e mi ha fatto capire il senso della sessualità condivisa che resta un valore, nonostante la sua fragilità. Mi sono un po’ sfogato e ho detto la mia. Vedi tu che fare della mia mail, quello che mi auguro comunque lo sai!
Un abbraccio. Fede93

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UN RAGAZZO GAY COSTRETTO A FINGERE DENTRO CASA

Caro Project,
mi chiamo Simone, ho 18 anni e il prossimo anno farò la maturità e poi si vedrà. Non ho mai avuto problemi con la scuola, con i prof e con i miei amici, il mio vero problema sono i miei genitori coi quali ho un rapporto totalmente falso.

So da sempre di essere gay, non è stato assolutamente un trauma per me, ma la cosa più naturale del mondo e per me potrebbe, ansi dovrebbe essere la cosa più naturale del mondo anche avere una storia con un ragazzo e vivermela come piace a me, ma tutto questo è impossibile perché ci sono i miei genitori che sono convinti che le scelte di fondo della vita (che poi non sono affatto scelte!) le debbano fare loro per me, perché loro hanno esperienza! In effetti hanno sempre scelto loro al mio posto, hanno scelto il tipo di scuola superiore, hanno scelto la palestra, hanno scelto i miei amici tra i figli dei loro amici, col risultato che ho dovuto cambiare scuola, ho dovuto cambiare palestra e trovare amici che stessero bene a me e dei quali i miei genitori non sapessero nulla.

La cosa più grottesca sono i rapporti con le ragazze, devo mettere sui social delle foto con qualche mia compagna di scuola “che loro conoscono”, lasciando intendere che quella è la mia ragazza, perché i miei genitori “vogliono sapere tutto di me” e io sono arrivato a un punto che non li sopporto più e sto il più possibile fuori casa. Quando la scuola era aperta, io stavo a scuola mattina e pomeriggio a fare qualsiasi attività, anche le più farlocche.

Certe volte mi tocca andare per forza coi miei passando anche parecchio tempo in macchina con loro e devo fare finta di dormire, sono arrivato al punto che li odio proprio, sono ficcanaso, pensano di capire tutto ma sono due poveri deficienti, e il peggio è che io devo per forza avere una doppia vita. Loro non si accorgono nemmeno che non li sopporto, mia madre mi tratta come se avessi cinque anni.

Me ne devo andare di qua altrimenti finisco ai pazzi! Al momento però le possibilità sono nulle, devo fare un altro anno di scuola, ma dopo voglio cominciare a lavorare per andarmene lontano, se potrò fare l’università lontano da casa, bene, la farò, altrimenti ne farò a meno, ma anche su questo le prospettive sono pessime, perché nella mia città ci sono tutte le facoltà universitarie e non avrei motivi diciamo così “oggettivi” per andarmene in un’altra città. Ma con loro non ci voglio stare più. Non ne posso proprio più!

Mio padre si sente molto di larghe vedute perché secondo lui i gay sono poveri casi patologici da compatire perché “si perdono il meglio della vita”! In pratica lui si sente di manica larga perché non dice che dovrebbero essere impiccati!

Mia madre pensa che la vita sia veramente vissuta bene solo se hai messo figli al mondo, lo pensa perché lei uno al mondo ce l’ha messo e poi gli ha rovinato la vita, ma questo lei non è in grado di capirlo.

I miei genitori pensano che gli amici siano solo gente che da te vuole soldi e favori e che le vere persone delle quali fidarsi sono i parenti. Loro passano la vita coi parenti, cosa che io non sopporto più. Ho tagliato i ponti con un branco di zii, zie e cugini di tutte le età. Non mi sento affatto parte di quel branco dove si può solo omologarsi a tutti gli altri, altrimenti “poverino, hai dei problemi” e devi essere compatito. I miei hanno preso male il fatto che non vado più dai parenti e che non mi faccio mai trovare a casa quando i parenti vengono a casa mia. Ma si consolano perché “è ancora piccolo…”.

Non ne posso più, Project, ma li devo sopportare per forza. Tutto questo mi rovina la vita ma io la mia vita la voglio vivere, adesso mi tocca viverla sotto traccia e questo mi manda in bestia perché le persone che mi dovrebbero sostenere sono la mia più grande preoccupazione e non li sopporto più!

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COPPIE GAY E OSCILLAZIONI DI UMORE

Caro Project,
ti ho scritto altre volte, l’ultima poco prima di natale, quindi sette mesi fa. Mi hai risposto ma ho notato che non hai riportato la mia mail nel forum, forse perché non hai trovato l’autorizzazione a pubblicarla, che effettivamente avevo dimenticato di inserire, ma a rileggere adesso quella mail, capisco perché non l’hai pubblicata, probabilmente perché la mia mail era solo una specie di lamento ideologico che testimoniava soltanto il mio disincanto in relazione ai temi dell’amore e del sesso. Ti riporto un brano della mail del 20 dicembre.

“leggo spesso il forum, che qualche volta si ravviva in modo incredibile e interessantissimo. Leggo tutti i nuovi post che, lo devo dire, mi fanno sognare, ma allora mi chiedo se solo io solo sfigato, perché anche se ho avuto alcuni ragazzi decenti, per dirla così, non ho mai trovato niente che fosse paragonabile a quello che leggo sul forum. Onestamente anche io, fino a pochi anni fa, mi prendevo delle tremende cotte unilaterali, e mi è successo almeno tre volte, cotte che mi hanno fatto sognare, ma quando si sogna troppo, poi ci si risveglia in modo traumatico. I ragazzi che ho conosciuto erano ragazzi normalissimi, per tanti aspetti meglio di me, ma in effetti tutto questo legame affettivo non c’è mai stato. Si stava bene perché c’era un po’ di interesse reciproco, c’era un po’ di sesso e forse ci si voleva pure un po’ di bene, ma, a parte i primissimi tempi, in cui forse c’erano anche un po’ di farfalle nello stomaco, alla fine tutto diventava standardizzato e abituale, anche il sesso era una cosa che ogni tot giorni si faceva, e anche con una certa soddisfazione, ma anche in quei momenti c’era l’impressione che ognuno vivesse le cose per se stesso e che tutta questa partecipazione non ci fosse proprio. Con uno di questi ragazzi, che è il mio attuale ragazzo, ho avuto un rapporto un po’ diverso, diciamo meno schematico, era meglio, ma alla fine anche con lui il trasporto reciproco è tutto sommato relativo. Forse io faccio paragoni impropri tra la fantasia e la realtà e quindi la realtà mi sembra sempre più banale della fantasia …”.

Mi rendo conto che al di là del bla bla non c’è niente di concreto. Mi chiederai perché ti scrivo di nuovo. Il motivo è semplice. Il mio ragazzo non sta più con me, non ci siamo lasciati, ma lui è andato a lavorare all’estero e adesso ci sentiamo solo tramite telefono e social. Io avevo sempre considerato il mio rapporto con lui una cosa in fondo abbastanza standard se non addirittura banale ma, adesso che non c’è, mi rendo conto di quello che la sua presenza ha rappresentato e rappresenta per me. Mi manca! Anche se ci sentiamo abbastanza spesso, mi manca maledettamente, mi manca proprio la presenza fisica e anche il sesso. Non lo chiamo tutti i giorni perché non voglio diventare per lui una preoccupazione, ma mi manca.

Certe volte passo ore a fantasticare sui ricordi delle nostre serate di sesso, che adesso mi sembrano cose speciali, anche perché non ci sono più. Lui è tornato per cinque giorni in Italia per pasqua e due giorni li abbiamo passati insieme. Vedere che non si era dimenticato di me ma che mi voleva e mi desiderava, ancora più di prima, mi ha colpito molto, mi ha detto che anche lui si ferma a fantasticare sui ricordi delle nostre serate di sesso, ma lui dice “serate passate a fare l’amore”, perché è meno cinico di me.

Comincio a pensare che per stare veramente bene con un ragazzo lo devi vedere poco, lo devi desiderare e lui deve desiderare te. Se ti manca veramente tanto, quando lo rivedi capisci la differenza tra quando c’è e quando non c’è! È un po’ come l’aria, quando respiri non ti accorgi nemmeno che l’aria c’è, la banalizzi, non ne capisci il valore, poi quando l’aria comincia a mancarti ti cadono le fette di prosciutto dagli occhi e cominci a vedere e a capire. A pensarci oggi mi sembra quasi strano, ma di lui mi rimangono vivissimi soprattutto i ricordi legati al sesso, alla spontaneità, al capire uno i bisogni dell’altro, al fatto che non ci fosse nemmeno bisogno di parlare.

Non ci davamo mai un appuntamento, prima di venire da me mi chiamava e mi diceva solo “Passo verso le 17.00”, non una parola di più. Se io non potevo (proprio casi rarissimi per situazioni impreviste di forza maggiore, gli scrivevo semplicemente: “Purtroppo non posso” e lui mi rispondeva solo: “ok”, ma nel 99% dei casi gli scrivevo: “Ti aspetto”. Se avevo un po’ di tempo libero prima del suo arrivo, sistemavo la stanza, la facevo arieggiare, cambiavo la biancheria del letto e ci mettevo sopra una copertina leggera, fresca di di bucato, perché in genere lui si metteva sul letto ma non sotto le lenzuola. Avevo sempre in frigo una scorta del suo succo di frutta preferito e una scelta di biscotti farciti, di quelli che gli piacciono di più. Poi davo una sistemata al bagno e al corridoio per arrivarci, perché in casa lui camminava senza scarpe e con solo un paio di calzini. Cambiavo l’asciugamano e gli lasciavo in bella vista un accappatoio pulito, anche se non ha mai fatto la doccia a casa mia. Poi mi preparavo io, con il massimo scrupolo, in modo da essere lindo e profumato al suo arrivo.

Quando arrivava si limitava ad un ciao, il seguito ogni volta era diverso. Certe volte si spogliava nudo e si sdraiava sul letto e mi chiedeva di fare un po’ di buio nella stanza, altre volte, se faceva freddo, dopo essersi steso sul letto , mi chiedeva una coperta e mi faceva cenno di andarmi a stendere accanto a lui. Il nostro contatto sessuale era immediato, lui si sentiva accettato senza riserve e si lasciava andare del tutto, certe volte si addormentava mentre io lo accarezzavo e la cosa mi faceva un effetto di intimità fortissimo. Non parlavamo neppure, il contatto fisico era la nostra via di comunicazione fondamentale.

Non c’erano tabù di nessun genere, qualsiasi richiesta sarebbe stata accettata, perché era stata accettata almeno una volta, ma c’era uno stare attenti a capire il livello di coinvolgimento e di apprezzamento da parte del partner. Il sesso con lui non è mai stato mordi e fuggi, ci prendevamo il nostro tempo, preferivamo vederci una volta di meno ma avere per noi tutto il tempo che volevamo per dedicarci uno all’altro. Quando arrivava a casa mia spegneva il cellulare e lo poggiava sul tavolo e quello era il segnale che io dovevo fare lo stesso.

Ci dedicavamo totalmente uno all’altro, quello era il tempo per noi e solo per noi, il tempo di vivere la sessualità come ci veniva spontaneo, ma sempre con un occhio attento al compagno e ai suoi bisogni. Quando capisci i bisogni sessuali del tuo compagno e lui capisce i tuoi, non c’è più niente che ti possa sembrare strano. Noi ogni tanto restavamo anche a parlare al telefono per ore e a parlare del nostro mondo più segreto. Lui sapeva che poteva fidarsi di me e io di lui.

Fare sesso aveva un valore enorme che io, all’inizio, non riuscivo a capire ma ci sono arrivato piano piano e mi ci ha portato lui passo dopo passo e ho capito le sue paure, le sue ossessioni, le sue mezze fissazioni, le ragioni di certe idee ricorrenti e di certi malumori. Lui ha capito che io venivo da esperienze molto diverse dalle sue e che ero ancora molto imbranato nelle cose del sesso, e soprattutto ha capito che lo prendevo sul serio, che non lo giudicavo, e ha provato a portarmi subito sul suo terreno, ma si è accorto che avevo bisogno di tempo e si è adeguato lui a me. Altri ragazzi cercavano di forzare la mano e di farmi fare cose che non volevo fare, lui non l’ha mai fatto. Insisteva un po’, poi vedendo la partita persa, ci rinunciava, perché penso che comunque non mi volesse perdere.

Lui sa che io ho l’ossessione delle malattie sessualmente trasmesse e che siccome lui non fa mistero di avere ogni tanto anche contatti con altri ragazzi, io, con lui, non vado oltre i contatti a bassissimo rischio, cioè praticamente senza rischio, all’inizio ha fatto fatica ad accettare la cosa, ma poi ha finito per accettarla e sembra che non la consideri più un problema, in pratica non insiste più e si limita a condividere quello che è possibile condividere.

Quando viene da me, a meno che non faccia proprio un freddo polare, stiamo sempre nudi, questa è praticamente una regola condivisa; se fa freddo portiamo una maglietta, ma dalla vita in giù niente. Quello che mi stupisce è che lui sia molto interessato a me, che io sia interessato a lui mi sembra assolutamente ovvio, ma il contrario è qualcosa che non mi aspettavo o almeno non mi aspettavo a quel livello, voglio dire che è proprio interessato sessualmente.

Certe volte, dopo il sesso io temo che lui se ne vada, ma mi chiede se ho qualcosa da mangiare e da bere e ci rifocilliamo un po’, poi io penso che stia per andarsene ma non succede e si sdraia di nuovo sul letto e mi fa cenno di avvicinarmi e ricominciamo. Il contatto non è mai sufficiente, capita quasi sempre che andiamo avanti fino all’alba. In genere se ne va la mattina alle prime luci dell’alba dopo essersi dato una sistemata in bagno, è rimasto solo tre volte a dormire a casa mia perché dice che è abituato al suo letto. Quando se ne va mi fa solo un cenno con la mano e un piccolo sorriso.

A tutte queste cose, prima, quando lui c’era, non davo importanza, mi sembravano cose banali, mi sembrava che lui fosse avaro di parole, che volesse darsi un atteggiamento e che in fondo io fossi per lui una specie di passatempo, che va bene quando non c’è di meglio. In effetti non avevo nessun motivo serio per pensare queste cose ma le pensavo lo stesso. Adesso che lui non c’è mi rendo conto di quello che stavo rischiando di perdere per la mia stupidità. Vorrei che fosse qui adesso ma non c’è, però mi ha detto che verrà cinque giorni a settembre e io ho cominciato a vivere nell’attesa di quei giorni.

Certe volte al telefono mi fa un po’ di discorsi sessuali e la cosa mi piace molto, è il nostro gioco segreto, è un modo per dirci che tra noi non si è spezzato nulla. Mi impensierisce un po’ quando mi dice che non si sente perfettamente bene in salute, non credo che abbia problemi particolarmente gravi ma mi dispiacerebbe proprio se stesse male, a qualunque livello. Adesso, Project, penserai che io sono partito in quarta e che tutto va benissimo, ma non è così, c’è sempre, al fondo di tutto, la paura, o forse l’accettazione tacita dell’idea di andare avanti comunque vada, è come se ci fosse la consapevolezza che sotto sotto probabilmente c’è qualcosa che non va.

Certe volte penso di sapere come ragiona e quello che ha in mente, ma altre volte ho l’impressione che mi sto costruendo il mio romanzo personale perché ne ho bisogno e allora faccio di tutto per riempire il vuoto e per crearmi, a forza di fantasie, il mio personale principe azzurro. Non credo di inventarmi proprio tutto, penso che qualcosa alla base di tutte le mie costruzioni ci sia, ma penso che la parte costruita a fantasia non sia poi tanto trascurabile.

Alla fine penso che manterrò comunque con lui un rapporto che probabilmente durerà, gli voglio bene, anche se non so nemmeno io che cosa vuol dire un’espressione del genere. Probabilmente adesso desidero la sua presenza proprio perché adesso lui non c’è, ma, quando ci sarà, tutto ricomincerà come prima. Un po’ di sesso niente male quando capita l’occasione propizia e poi ognuno va per la sua strada, fino alla prossima occasione. Dopo tutto non è male nemmeno così, capisci che sognare non ha senso e ti accontenti di quello che c’è, quando c’è. Se di tutto questo non ti fai un problema puoi anche dire che la vita non è poi così malaccio.

Tutto qui, Project, vedi tu se è il caso di pubblicare la mail, chissà che lui non la legga e non capisca che sto parlando di lui!

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SONO INNAMORATO DI UN RAGAZZO SPECIALE

Se c’è qualcuno che io posso considerare il mio ragazzo, quello sei tu. Lo dico così, istintivamente, lo sento, non saprei nemmeno dartene una ragione e comunque a te non servono ragioni. Dall’esterno direbbero che siamo solo due amici o che non siamo nemmeno quello, perché ci siamo tenuti strettissimo il nostro privato, per metterlo in salvo dai pettegolezzi. Non lo sanno nemmeno gli amici più stretti, e questo non lo abbiamo deciso insieme, è successo così, spontaneamente, la scelta di fondo è stata la stessa: il nostro mondo privatissimo è soltanto nostro e deve restare soltanto nostro.

Non siamo una coppia ideale, viviamo entrambi da single, ci siamo costruiti un modo tutto nostro di stare insieme, senza obblighi, perché non ce n’è bisogno. Non passiamo ore al telefono, anzi ci sentiamo e ci vediamo poco, siamo liberi e ci vogliamo bene per scelta, una scelta che potrebbe cambiare in qualsiasi momento, sia da parte tua che da parte mia, ma fino ad oggi non è mai cambiata.

Tra noi non si fanno complimenti, non abbiamo mai avuto l‘atteggiamento di due innamorati: non andiamo in vacanza insieme, non abbiamo mai celebrato san Valentino, non ci facciamo regali, un po’ brutalmente diciamo che tra noi facciamo sesso perché dire che facciamo l’amore ci sembra strano, anche se forse è vero. Non ti mitizzo, ma penso che tu sia la persona più intelligente e più onesta che conosco. Con tutti i tuoi difetti, che ci sono eccome, non ti cambierei con nessuno, per nessun motivo.

Mi piace tutto di te, anche i tuoi difetti, perché sono parte di te. Mi piace la tua immediatezza, il fatto che non reciti, che non sei ipocrita, che sopporti le mie meschinerie, che sai come prendermi, anche perché sai di avere un fascino su di me. In effetti tu sei quello forte tra noi due ma non ne hai mai approfittato. Quando avevi una posizione di vantaggio e io restavo indietro, tu ti fermavi ad aspettarmi. Hai una dignità, non scendi a compromessi per motivi di interesse. Sei generoso, se puoi fare qualcosa di buono per un altro, la fai, chiunque sia l’altro.

Mi colpisce molto il fatto che anche io esercito un fascino su di te, e lo capisco dal fatto che in fondo me le dai tutte vinte, non nel senso che si fa sempre quello che dico io, ma nel senso che non mi hai mai messo in una situazione di difficoltà. In questa mail ti posso dire tutte queste cose che non ti potrei dire di persona, perché mi sommergeresti di ironia, non di ironia cattiva, ma come per farmi capire che di dire tutte queste cose non ce n’è nessun bisogno ma che io lo faccio perché i miei buoni sentimenti mi gratificano.

In una cosa eri lontanissimo da me, nel fatto che sei stato sempre sessualmente molto disinibito, l’esatto contrario mio. Alle cose del sesso mi ci hai portato piano piano, senza mettermi ansia e penso che ti abbia fatto piacere vedere che ti seguivo. Non so da che cosa tu avessi capito fin dall’inizio che ti avrei seguito, ma lo avevi capito, non hai mai avuto paura che la mia risposta potesse non arrivare, magari una mezza risposta, ma comunque non una risposta negativa in ogni caso.

Dire che noi stiamo insieme per il sesso non è del tutto vero. Il sesso conta, ma noi siamo anche amici nel senso profondo del termine, sei più di quello che ho sempre sognato, sei vero, non sei un parto della mia fantasia, non fai quello che vorrei io, sei un’altra persona, mi porti nel tuo mondo, mi tiri fuori da me stesso. Se penso a te mi sento felice. Ti voglio bene!

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COPPIE GAY E GIOCO SESSUALE

La coppia nasce dal desiderio condiviso di due persone di creare uno “spazio comune” di interazione e di scambio. Anche due amici costituiscono una “coppia” perché tra loro esiste uno “spazio comune” che può essere più o meno ampio e il rapporto di “coppia amicale” può essere di fondamentale supporto in momenti cruciali della vita.

Comunemente si usa però il termine “coppia”, senza ulteriori specificazioni, quando lo spazio comune include anche la sessualità. Questa definizione di coppia ha due punti deboli il primo risiede nella genericità del termine sessualità, che può essere tanto ristretto da limitarsi alla sola sessualità sublimata, e il secondo sta nel concetto stesso di condivisione che può anche essere molto parziale. È ovvio poi che, al di là delle definizioni astratte e della loro pretesa di oggettività, quello che conta realmente è la percezione che della condivisione della loro sessualità hanno i partner della coppia.

Mettiamo quindi da parte l’elasticità dei concetti di sessualità e di spazio comune e usiamo, da qui in poi, l’espressione “coppia gay” riferendoci ad una coppia gay tipica, in cui la condivisione della sessualità si realizza in modo tendenzialmente completo.

Fermiamoci preliminarmente a riflettere sul “gioco sessuale”. Mi sono interessato più volte del “gioco sessuale” con finalità esplorative, cioè del gioco sessuale volto a capire i livelli di coinvolgimento e le reazioni di un’altra persona di fronte a contenuti più o meno scopertamente sessuali veicolati attraverso modalità giocose che notoriamente abbassano i livelli di autocontrollo. Ho anche analizzato spesso i “gioco sessuale seduttivo” che tende a superare le inibizioni del possibile partner attraverso una progressione di comportamenti sempre più esplicitamente connotati in senso sessuale. Non mi sono però mai soffermato sul “gioco sessuale di coppia”. Possono ovviamente permanere, anche all’interno di una coppia stabile, finalità esplorative o seduttive, ma il gioco sessuale di coppia ha di per sé un significato diverso, si potrebbe dire che ha un significato “confermativo”, come se fosse un modo di dire che “il tempo passa ma il mio coinvolgimento nei tuoi confronti non viene meno”.

Nel gioco sessuale di coppia la memoria della sessualità vissuta col partner ha un ruolo fondamentale. Proprio perché la sessualità di coppia ha una sua storia, mostrare che gli episodi salienti di quella storia non sono stati dimenticati ma restano vividi e vitali anche a distanza di tempo è uno dei modi più diretti per confermare la buona salute della coppia.

Il gioco sessuale di coppia ha delle valenze sessuali molto forti ma è vissuto come un momento distinto dalla sessualità e in qualche modo prodromico rispetto ad essa. Il gioco distrae dall’ansia, scioglie almeno temporaneamente dalle preoccupazioni, porta facilmente al sorriso, permette di valutare la disponibilità dell’altro in modo leggero, riduce l’imbarazzo nel proporre al partner un contatto sessuale e in qualche modo ne sollecita le risposte positive, ma ha anche un’altra funzione fondamentale, serve cioè a ciascuno dei partner a sottolineare all’altro il proprio punto di vista cioè la propria interpretazione degli episodi fondamentali della vita sessuale di coppia. Non va mai dimenticato che la valenza degli eventi della storia di coppia va valutata dal punto di vista soggettivo di ciascuno dei due partner. Alcuni comportamenti che appaiono all’uno come forme molto gradite di tenerezza, possono essere vissute dall’altro come momenti di debolezza o di cedimento. La variabilità delle interpretazioni soggettive dei comportamenti sessuali è così accentuata che l’oggettività perde ogni significato ma in questi casi si può creare una interpretazione condivisa proprio parlando più volte di quei comportamenti e confrontando le letture soggettive di essi, in questo modo piano piano le differenze sfumano e si crea il cosiddetto “ricordo condiviso” ossia il ricordo di un fatto al quale i due partner danno più o meno lo stesso significato.

Una coppia sana, ossia una coppia in cui esiste un rapporto affettivo scambievole, non corre il rischio di andare in crisi, può vivere transitori momenti di conflitto che si superano perché la spinta aggregativa dell’affettività prevale in ogni caso su quella distruttiva dell’orgoglio individuale. In una coppia sana i due partner riconoscono ciascuno i meriti dell’altro e sottolineano i propri difetti e le proprie debolezze, la tendenza individuale a prevalere cede il passo all’idea di dare spazio al proprio partner.

Il gioco sessuale di coppia emerge in due contesti molto diversi, ossia nei momenti di grande distensione e di serenità della vita di coppia, oppure nei momenti in cui l’equilibrio di coppia appare in crisi. Si tratta di contesti sostanzialmente diversi. Esaminiamoli separatamente:

GIOCO SESSUALE DI COPPIA IN MOMENTI DI SERENITA’.
In questi casi la proposta del gioco sessuale dà per scontata la risposta positiva da parte del partner. Il gioco non ha limiti di tempo e tende a protrarsi a lungo o, se è possibile, a trasformarsi, dopo un po’, in piena sessualità. In questi contesti positivi si sottolineano le doti sessuali del partner, il suo sex appeal, il suo fascino e ci si dimostra molto sensibili a quel fascino, si riportano alla memoria i fatti salienti che hanno caratterizzato l’innamoramento e se ne presenta l’interpretazione dal proprio punto di vista, si chiede al partner quale sia la sua interpretazione di quegli stessi fatti e si confrontano senza contrapposizione i due punti di vista. Il gioco sessuale di coppia può anche richiamare alla memoria episodi sessualmente coinvolgenti del passato che possono aver trovato interpretazioni non esattamente simmetriche da parte di entrambi i partner. Il gioco sessuale, in questi casi, permette di focalizzare l’attenzione sul senso e sul valore che sono attribuiti ai fatti sia dall’uno che dall’altro partner. Anche in questi casi, confronto non vuol dire contrapposizione. In genere nel corso di questi chiarimenti che avvengono in un ambito ludico, ciascuno dei partner presenta una esposizione più morbida della propria posizione e tende a sottolineare i punti di possibile contatto e ad evitare o a smussare quelli sui quali le differenze di interpretazione sono più significative. In genere gli atteggiamenti dei due partner tendono ad essere simmetrici ed entrambi concilianti, il che significa che l’interpretazione del fatto esaminato è comunque secondaria rispetto alla conservazione del rapporto. Nei momenti di serenità una proposta di gioco sessuale trova sempre la disponibilità del partner e questo rafforza la vita di coppia. Sottolineo che spesso, in particolare tra due uomini, è difficile usare il linguaggio della tenerezza e lo si sostituisce con il linguaggio del sesso giocoso, questo significa che dietro espressioni che manifestano un forte interesse sessuale è lecito vedere anche un forte coinvolgimento affettivo.

GIOCO SESSUALE DI COPPIA IN MOMENTI DI CRISI.
Il gioco sessuale di coppia ha un ruolo anche nei momenti di crisi, in questo caso equivale ad una richiesta di conciliazione. Se, in questo caso, da parte di chi propone il gioco, la risposta positiva del partner non può essere data per scontata al 100%, essa è ritenuta comunque altamente probabile, al punto che la proposta del gioco sessuale non appare rischiosa, cioè non sembra poter compromettere ulteriormente l’equilibrio di coppia. In questo caso i ruoli non sono però esattamente paritari perché chi propone il gioco lo fa per dissipare incertezze, incomprensioni o malumori, è un modo di manifestare la propria disponibilità purché il partner metta da parte le sue rigidità e suoi atteggiamenti rivendicativi. Per quanto possa sembrare paradossale, è più facile cercare una conciliazione dimostrandosi sessualmente coinvolti e disponibili piuttosto che chiedendo scusa o recedendo esplicitamente da posizioni inopportune assunte in precedenza.

Il gioco sessuale di coppia è in fondo uno dei mezzi più potenti di gratificazione interna della coppia e uno dei rimedi più immediati ed efficienti per evitare di mettere in crisi significativamente l’equilibrio di coppia. L’assenza del gioco sessuale di coppia è un elemento patologico ed è uno dei sintomi più significativi della fragilità della coppia.

Nella maggior parte delle coppie gay non conviventi, che sono molto numerose, il gioco sessuale via telefono o con altri mezzi, anche se ridotto talvolta ad una conversazione breve nelle pause di lavoro, rappresenta un elemento di stabilità, se vogliamo, leggero, ma nello stesso tempo senza i rischi connessi alla convivenza. La progressiva diffusione delle copie gay non conviventi (coppie leggere ma spesso più stabili di quelle formalizzate) dimostra quanto, nella pratica, la convivenza si dimostri molto meno entusiasmante di come appare dalle prospettazioni meramente teoriche.

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UNA RELAZIONE GAY COMPLICATA MA AUTENTICA

Caro Project,
ho 37 anni, non sono più un beginner e dopo molte perplessità e molti dubbi sul che cosa fare, dovuti soprattutto al fatto che ho collezionato parecchie delusioni, mi sono deciso, se si può dire così, ad imbarcarmi in una relazione con un ragazzo che adesso ha 35 anni. La relazione è cominciata alla fine del 2020 in piena pandemia.

Tutto è cominciato su un social, come era successo anche le altre volte, ma questa volta mi sono trovato di fronte a un ragazzo che mi piaceva moltissimo e che, cosa strana a dire, mi faceva la corte in un modo molto delicato anche se insistente. Quando dico che mi piaceva moltissimo non intendo dire soltanto che era un bel ragazzo ma anche che la sua parte sessuale mi piaceva molto, perché somigliava moltissimo alla mia, sia anatomicamente, se possiamo dire così, che come risposte fisiologiche. E forse anche per questo tra noi non c’è mai stato imbarazzo sessuale e nemmeno competizione.

Sul piano affettivo le esperienze accumulate in precedenza mi avevano insegnato a temere in particolare alcuni segnali di sostanziale indifferenza affettiva, ma con lui non avevo avvertito alcun segnale di allarme, forse anche perché, dato che mi piaceva molto, avevo abbassato la guardia. Sul piano sessuale era la prima volta che mi sentivo totalmente a mio agio.

Dopo un paio di mesi ero passato dall’essere perplesso all’essere innamorato perso di Ezio (così lo chiamavo anche se non era il suo nome). Pochi giorni dopo quello che allora chiamavo il nostro secondo comple-mese, siamo arrivati al sesso. Non posso negare che i primi giorni ero entusiasta, mi sentivo voluto, apprezzato, e non mi era mai capitato niente di simile prima. Il sesso con Ezio era assolutamente spontaneo, lo era lui e lo ero io, mi sembrava una specie di paradiso terrestre.

Non avevamo segreti fisici uno per l’altro conoscevamo ogni centimetro del corpo dell’altro. Lui è più alto e più forte di me, ma la nostra costituzione fisica è molto simile, stessa tipologia di mani e piedi, stessa forma della testa, stesso colore di capelli, insomma, non so da parte sua, ma da parte mia avere un ragazzo come lui che voleva stare con me mi sembrava un sogno, ed era felice di starci e lo vedevo ogni giorno.

Poi col passare del tempo ha cominciato a propormi forme di sesso, diciamo così, più disinibito, e la cosa mi sembrava un po’ fuori luogo. Mi dicevo: “Ma se sta veramente bene con me, così come sembra, perché andare a cercare cose strane?” Mi sentivo un po’ spiazzato, lui insisteva e insisteva troppo, a qualche richiesta alla fine ho acconsentito, ma altre mi sembravano proprio assurde, mentre lui le vedeva molto coinvolgenti, o meglio, come diceva lui: “eccitanti”.

Qualche volta (è successo di rado ma è successo) mi sono chiesto perché lui insistesse tanto. Avevo avuto l’impressione che, in fondo, a lui di quella particolare pratica sessuale importasse piuttosto poco e che quello che gli interessava veramente era vedermi cedere e, alla fine, dirgli comunque di sì. In qualche modo pensavo che volesse mettere alla prova il potere che aveva su di me attraverso il sesso. Una volta accettata la sua proposta, e messa in pratica magari una sola volta, poi passava al dimenticatoio e arrivava la proposta di qualcosa di diverso.

Francamente ero di nuovo molto perplesso. In teoria pensavo che avrei fatto meglio a dire addio a Ezio e ad andarmene per la mia strada, ma non l’ho fatto perché il nostro rapporto, a parte questa questione relativa al sesso, aveva tutte le caratteristiche di un rapporto vero e importante. Lui parlava con me di tutto e con la massima sincerità e pure io, che non lo avevo mai fatto, ho cominciato a fare esattamente lo stesso con lui. C’era stima reciproca e ci volevamo bene, di questo non ho dubbi. Nel complesso i lati positivi erano di gran lunga più significativi di quelli, diciamo così, problematici.

Un giorno mi propone di fare sesso mentre il telefonino filma la scena. Qui perdo la pazienza e rispondo in modo drastico e allora lui mi dice che vuole che io veda un video che ha registrato mentre stava facendo sesso con un altro ragazzo. Al che perdo la pazienza peggio di prima e cerco di fargli capire che sta passando i limiti del buon senso. Allora smette di insistere e cambia del tutto tono, mi chiede se ho qualcosa da mangiare e un succo di frutta da bere. Io tiro fuori qualcosa dal frigo e parliamo d’altro per una mezz’ora, poi se ne va apparentemente tranquillo.

Non lo sento per una quindicina di giorni e penso che sia sparito definitivamente, ma alla fine si fa risentire, arriva a casa mia in piena notte, mi chiede se mi va, e sa che non gli direi comunque di no. Facciamo sesso in un modo molto tranquillo che mi piace moltissimo, nessuna stranezza ed è veramente coinvolto. Se ne va che è quasi mattina e io sono felice, penso che i nostri problemi siano definitivamente risolti, ma non è così.

Il sabato successivo è di nuovo a casa mia e mi propone di chiamare un amico comune mentre lui nel frattempo avrebbe cercato di eccitarmi e di fare sesso con me. Gli dico chiaramente di no e temo che se ne possa andare per sparire definitivamente, ma non succede così. Non se ne va. Si siede sul bordo del letto mentre io sto su una poltroncina e parliamo. Parliamo seriamente. Il mio rifiuto non ha cambiato nulla.

Parliamo per molto tempo con lunghe pause di silenzio, poi si spoglia, si sdraia sul letto, sopra la coperta, e mi fa cenno con la mano di andarmi a sdraiare accanto a lui. Mi spoglio anche io a vado a stendermi accanto a lui anche io sopra la coperta. Restiamo così per diversi minuti in silenzio, poi mi prende la mano e la strige forte, io rispondo con tutta la forza che ho. Facciamo sesso senza stranezze e, dopo, restiamo nudi sul letto. L’atmosfera è serena, mi giro verso di lui e lui mi sorride, mi sembra un momento assolutamente magico. Resta con me tutta la notte. La mattina della domenica vado a prendere la colazione al bar e la porto a casa, apparecchio in cucina mentre lui è in bagno, quando esce mi sorride e va a sedersi per fare colazione.

Le volte successive che ci vediamo, con me è prudente e non mi fa proposte strane o meglio, se si accorge che non sono disponibile cambia subito discorso, ma non assume atteggiamenti difensivi, non si chiude in se stesso, non fa discorsi rivendicativi, niente di tutto questo, continua a parlare con me con la massima sincerità anche di cose scabrose che possono rischiare di metterlo in cattiva luce, e questo mi colpisce molto. Lo ascolto con la massima attenzione per cercare di capire che cosa si porta veramente dentro e piano piano comincio a rendermi conto della sua storia, di quello che ha passato prima di conoscermi e, se mai fosse possibile, gli voglio bene più di prima.

Le stranezze ci sono ma lui si controlla e a me chiede solo quello che sa che posso dargli, però di me si fida, si rende conto che parlare chiaro non mi ha allontanato da lui ma ha fatto esattamente il contrario. Io ho cercato di venirgli incontro, almeno nei limiti in cui mi è stato possibile, e lui lo ha notato, ha capito che ci ho messo tutta la mia buona volontà e ha cercato di venire lui incontro a me, evitando insistenze e cercando lui di conformarsi al mio modo di vedere le cose.

Certe volte è drastico e mi dice delle cose tremende che hanno comunque un nucleo di verità. Si tratta di discorsi che in genere si fanno al momento della resa dei conti finale, lui quei discorsi me li fa ma non ne segue nessuna resa dei conti, e mi dice anche una cosa che io non avrei mai immaginato e cioè che si sente gratificato quando fa sesso con me perché non gli dico mai di no in modo radicale e aggiunge che certe cose le dico a parole ma certe altre gliele faccio capire attraverso il sesso, perché non avrei il coraggio di dirgliele a parole. In pratica penso che si riferisca al fatto che mi vede coinvolto molto più di quanto dico di esserlo.

Noi non siamo dipendenti uno dall’altro, lui ha la sua vita, che io rispetto, ci vediamo tutto sommato abbastanza poco, più o meno una volta ogni dieci o quindici giorni, ma adesso, quando ci vediamo passiamo veramente delle ore bellissime insieme e non solo di sesso, prima non accadeva, e i momenti di scontro (non distruttivo) erano frequenti. Il nostro è uno strano rapporto ma penso sia un rapporto importante per entrambi. Vorrei che lui fosse sereno, che trovasse una serenità vera e profonda. Non sono io che potrò dargliela ma posso almeno cercare di creare un clima favorevole, perché gli voglio bene e lui ha dato un senso (un senso complicato ma autentico) alla mia vita.

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STILI SESSUALI GAY

La personalità sessuale, proprio perché è una parte costitutiva fondamentale della personalità, è una caratteristica strettamente individuale legata sia alla costituzione fisica, ossia alla genetica-epigenetica individuale, che al background costituito dall’insieme delle esperienze precedenti, sia in campo affettivo-sessuale che in ambito genericamente relazionale.

La personalità sessuale si manifesta nell’adozione di un particolare stile sessuale, cioè di una particolare modalità di gestione degli approcci sessuali. Lo stile sessuale di un individuo dice molto della personalità profonda di quell’individuo, delle sue aspirazioni, delle sue frustrazioni della sua ricerca di conferme e di stabilità.

La personalità sessuale non ha nulla a che vedere con l’atteggiamento esterno, socialmente rilevabile, nei confronti della sessualità, che, proprio perché entra in gioco nell’ambito delle relazioni sociali, deve tenere conto delle attese sociali e di quanto è socialmente accettabile o non accettabile. Lo stile sessuale si manifesta esclusivamente nell’ambito di contatti strettamente interpersonali nei quali interviene la sessualità in modo determinante o come pulsione di fondo, o come finalità o con fini strumentali collegati ad aspetti profondi della personalità individuale.

Proprio perché gli stili sessuali sono tipici delle relazioni interpersonali a due, essi possono essere classificati proprio su questa base in tre gruppi:
1) Stile dominante; 2) Stile paritario; 3) Stile remissivo.

Nello stile dominante e in quello remissivo esiste una precisa assunzione di ruolo che può essere definita a priori, ossia indipendentemente dalla persona del partner e dalla storia della relazione, o può essere determinata proprio dalla relazione e dalla personalità del partner. Potremmo quindi specificare la classificazione come segue:

1) Stile dominante a priori;
2) Stile dominante in relazione alla personalità del partner
3) Stile paritario;
4) Stile remissivo in relazione alla personalità del partner.
5) Stile remissivo a priori.

Andrebbe comunque aggiunta una ulteriore categoria detta di Stile variabile, in cui, nell’ambito di una relazione lo stile assunto da uno dei due partner può cambiare, o per motivi dipendenti dalla storia della relazione e dalla storia sessuale dell’individuo, o per ragioni legate all’ansia, allo stress e alle frustrazioni esterne all’ambito della sessualità:

6) Stile variabile relazionale
7) Stile variabile per motivazioni esterne

Una particolare attenzione va riservata al cosiddetto Stile paritario, che non comporta di per sé alcuna assunzione di ruoli. Lo stile paritario rappresenta una condizione di equilibrio nell’ambito di una relazione sessuale. Detto equilibrio, che non è rigido ma deve rispondere alle esigenze di entrambi i partner, viene dal bilanciamento di spinte e controspinte. Esistono situazioni in cui quando ci si sposta dalla posizione di equilibrio intervengono immediatamente dei meccanismi di compensazione che tendono a ricostituire l’equilibrio, e in questo caso si può parlare di Stile paritario stabile, ma esistono anche situazioni in cui l’allontanamento dall’equilibrio non viene immediatamente compensato e l’equilibrio si perde definitivamente, in questo caso si può parlare di Stile paritario instabile.

Riassumendo, possiamo classificare gli stili sessuali come segue:

Stile dominante a priori;
Stile dominante in relazione alla personalità del partner;
Stile paritario stabile;
Stile paritario instabile;
Stile remissivo in relazione alla personalità del partner.
Stile remissivo a priori.
Stile variabile relazionale
Stile variabile per motivazioni esterne

Cerchiamo ora di dare una panoramica dei comportamenti e degli atteggiamenti mentali più tipici di ciascuno stile.

STILE DOMINANTE A PRIORI Lo stile sessuale dominante a priori è spesso il risultato di una educazione che, attraverso i discorsi e gli esempi, tende a identificare la persona con il suo atteggiamento verso la sessualità sottolineando le espressioni che premiano i ruoli dominanti, come “maschio alfa”, “l’uomo che non deve chiedere mai”, ecc. ecc.. In questo campo la sessualità fisica prevale nettamente sull’affettività, vista come caratteristica debole, tendenzialmente femminilizzante. Chi ha uno stile sessuale dominante a priori utilizza il partner più che creare un rapporto interpersonale con lui, tende a creare un rapporto di dominanza-subordinazione, esprime giudizi di svilimento della sessualità del partner: “ti devo svezzare”, “devi crescere”, “ti devo insegnare tutto”, non ammette rifiuti o dilazioni, non ascolta le lamentele del partner, quando si rende conto di non avere più una posizione dominante e di essere stato ormai messo da parte, passa facilmente oltre ritenendo l’altro un debole, uno stupido che si è fatto sfuggire un’occasione d’oro che non si ripeterà più.

STILE DOMINANTE IN REAZIONE ALLA PERSONALITA’ DEL PARTNER Esistono e non sono rari i casi un cui la scelta di un ruolo discende proprio dalla personalità del partner e dalla storia precedente della relazione, o da condizioni oggettive che determinano a priori uno sbilanciamento almeno iniziale degli equilibri, come per esempio una notevole differenza di età o di condizione sociale o economica. In molti casi non si tratta neppure di posizioni dominanti quanto piuttosto protettive che sono destinate a cambiare nel corso del tempo se la relazione resisterà allo scorrere del tempo. Un individuo che presenta un vero stile dominante in relazione alla personalità del partner, tende ad occupare tutti gli spazi che il partener ritenuto più debole gli lascia liberi, in qualche modo parassitandolo, rendendolo succube, almeno fin quando la sua capacità di sopportazione regge.

STILE PARITARIO STABILE Un individuo che presenta uno stile sessuale paritario stabile tende a costruire e a mantenere un rapporto in cui non sono definiti ruoli di nessun genere, né a priori né a posteriori, e in cui la regola di fondo è la parità tra i partner. I ruoli paritari stabili si stabiliscono quasi sempre, con l’andare del tempo, anche nei rapporti intergenerazionali di lunga durata. I partner che adottano uno stile sessuale paritario stabile sono sensibili agli stati di tensione che si manifestano all’interno della coppia e hanno il buon senso di reagire in modo morbido quando le tensioni superano certi limiti. L’obiettivo di fondo dello stile paritario stabile non è il rispetto di un ruolo a priori ma il mantenimento della stabilità della coppia, al quale tutto il resto è subordinato. Ovviamente anche in una coppia caratterizzata da uno stile sessuale paritario stabile da parte di entrambi i partner non c’è comunque identità assoluta nel modo di intendere e di vivere la sessualità, ma le capacità di adattamento reciproco sono notevoli e questo comporta che due sessualità per certi aspetti anche piuttosto diverse possano trovare un punto di equilibrio. È la caratteristica sensazione del “lui è diverso da me ma stiamo bene insieme”. In genere all’interno di una coppia con una sessualità paritaria stabile c’è notevole stima reciproca, cioè si considera il proprio partner veramente alla pari e c’è dialogo sostanziale, ossia non ci sono argomenti tabù o rimossi di nessun genere. Il dialogo, quando è sostanziale, cioè quando mira a una comunicazione seria e non è una semplice sottolineatura del disagio o una rivendicazione di maggiore protagonismo, è il primo meccanismo di riequilibrio dell’armonia di coppia. Non c’è bisogno che il dialogo sia costante ma è necessario che sia autentico.

STILE PARITARIO INSTABILE Lo Stile paritario instabile, si potrebbe anche definire Stile dei patti e degli accordi. In sostanza, i due partner tendono a garantirsi una relazione stabile di coppia definendo di comune accordo un codice di comportamento che, in ipotesi, potrebbe garantire la parità. Il meccanismo dello Stile paritario instabile è per alcuni aspetti analogo al regime matrimoniale, nel quale la legalizzazione del rapporto crea diritti e obblighi che finiscono per avere soltanto una base pattizia e non affettiva. Una relazione affettiva costruita su basi così fragili può anche reggere finché non interviene uno sconvolgimento sufficientemente forte da scuotere e mettere in crisi i fragili fondamenti della relazione. La fragilità dello stile paritario instabile sta proprio nella rigidità formale dei patti espliciti o sottintesi tra i partner.

STILE REMISSIVO IN RELAZIONE ALLA PERSONALITA’ DEL PARTNER Si tratta in buona sostanza di un adattamento che, al fine del mantenimento della relazione, induce uno dei due partner ad accettare una posizione debole in confronto all’altro, nella presunzione, spesso sbagliata, che un tale comportamento possa indurre il partner ad atteggiamenti più protettivi. Spesso, nei matrimoni combinati (tra un uomo e una donna), la donna era indotta ad assumere uno stile sessuale remissivo per evitare conflitti con il marito. È evidente che scelte di questo genere, sono nella sostanza niente altro che imposizioni accettate perché non è possibile o è troppo difficile adottare un comportamento diverso. Situazioni di questo tipo, che erano comunissime nell’Inghilterra vittoriana nelle relazioni tra giovani aristocratici ricchi e ragazzi poveri di estrazione proletaria, esistono anche nel mondo gay di oggi, specialmente quando il livello socio-economico di uno dei due partner è molto diverso da quello dell’altro. Lo stile remissivo di adattamento indica una relazione non sana, in cui uno dei due partner “deve” adeguarsi e l’altro non si accorge del disagio del partner ma approfitta addirittura della sua debolezza. Situazioni del genere sono state comuni in rapporti che benché apparissero come rapporti di coppia, erano di fatto veri rapporti di prostituzione.

STILE REMISSIMO STABILE A PRIORI L’adozione di uno stile sessuale remissivo stabile a priori può essere riferita a situazioni per alcuni aspetti patologiche, non nel senso psichiatrico ma nel senso relazionale, nelle quali uno dei due partner è portato a credere che “in ogni caso” accettare una condizione di remissività possa rappresentare qualcosa di positivo, perché una relazione, per quanto patologica, offre comunque una protezione rispetto ad altri rischi provenienti dall’ambiente sociale. Un po’ come accadeva qualche secolo fa, quando si riteneva che la condizione della donna sposata fosse “in ogni caso” preferibile a quella della donna nubile o della vedova. Ovviamente l’adozione di stili sessuali stabilmente remissivi a priori non ha niente a che vedere con le scelte affettive o con i desideri sessuali, ma risponde soltanto ad esigenze di generica protezione sociale. Situazioni del genere possono esistere anche nel mondo gay, per quanto siano oggi piuttosto eccezionali.

STILE VARIABILE RELAZIONALE Questo stile sessuale è caratteristico di persone il cui equilibrio complessivo è significativamente variabile in relazione al momento emotivo che attraversano, con oscillazioni che vanno da comportamenti altruistici, non possessivi e di grande generosità, nei momenti favorevoli, a reazioni di chiusura e assunzione di posizioni di principio drastiche nei momenti di stress, di frustrazione o di scoraggiamento. Va sottolineato che il comportamento di chiunque è significativamente orientato dal particolare momento emotivo e che anche quando i comportamenti dipendono fortemente dal momento e presentano forti oscillazioni, non è affatto detto che essi possano mettere in crisi una relazione, proprio per il fatto che lo stile variabile relazionale presenta anche picchi di notevole positività che possono compensare in gran parte gli effetti negativi dei momenti grigi. Uno stile sessuale variabile può allarmare il partner solo quando la variabilità non appare in nessun modo correlata con l’andamento della vita di coppia, quando cioè ci si rende conto che il proprio partner ha comportamenti che non appaiono oggettivamente motivati dall’andamento della vita di coppia. In questo caso si ricade nell’ultima categoria cioè quella dello

STILE VARIABILE PER MOTIVAZIONI ESTERNE In questo caso si può arrivare a capire e a giustificare un comportamento instabile se si riesce ad individuare una causa esterna al rapporto di coppia di portata tale da giustificare un cambiamento di comportamento. In situazioni del genere, se non interviene una fase positiva in tempi brevi, si corre il rischio di stressare l’altro partner chiedendogli e quasi pretendendo da lui spirito di adattamento e buona volontà, cosa che può accadere una volta ma che, se si ripete, rischia di mettere seriamente in crisi la relazione.

Gli stili sessuali possono essere caratterizzati, oltre che tramite il modello relazionale, anche tramite il senso e il valore che si attribuisce alla sessualità in rapporto all’affettività e alle modalità con la quale si lancia al partner un segnale che sottintende disponibilità sessuale o bisogno di un contatto sessuale. Va chiarito che anche all’interno di coppie stabili e di lunga esperienza, prendere l’iniziativa sessuale non è affatto una cosa scontata e può creare un certo imbarazzo, perché il rischio della banalizzazione e della ritualizzazione della sessualità è reale. Gli approcci procedurali sono qui di diversi tipi:

APPROCCIO PASSIONALE Uno dei due partner si dimostra particolarmente interessato e coinvolto, portato quasi da una frenesia irresistibile e centrato quasi esclusivamente sulle proprie reazioni e sui propri bisogni, l’attenzione all’altro partner è limitata o assente. Un approccio del genere può servire talvolta a vincere esitazioni e incertezze ma è difficile che possa durare come approccio stabile, perché quanto più è ripetuto tanto meno è credibile e rischia di trasformarsi in una recita.

APPROCCIO AFFETTIVO In genere l’approccio affettivo, per avere successo deve essere condiviso da entrambi i partner, in caso contrario rischierebbe di non incontrare la sintonia dell’altro partner. Quando l’approccio affettivo è condiviso, la sessualità si presenta come il normale sviluppo dell’affettività e non come un’attività staccata e a se stante. L’attenzione alle reazioni del partner è alta e la sessualità non è né ritualizzata né ripetitiva, ma costruita secondo le necessità che si manifestano momento per momento. Il contatto sessuale è diluito nel tempo, mescolato con atteggiamenti affettivi non specificamente sessuali, come lo stare nudi insieme, il ridere, lo scherzare, il distrarsi parlando d’altro. Va sottolineato che questi comportamenti non sono fughe dalla sessualità ma solo modi per inserirla nei ritmi normali della vita quotidiana, evitando di considerarla un’attività separata.

APPROCCIO NORMALIZZANTE Quando l’approccio affettivo non è pienamente condiviso, quello dei due partner che se ne sente maggiormente attratto tende, in modo più o meno cosciente, a sottolineare la dimensione affettiva della sessualità così da farla apparire una componente normale della vita quotidiana. In questi casi, però, i tentativi corrono spesso il rischio di non essere capiti e di essere addirittura controproducenti, perché il partner meno affettivo può considerarli una specie di rifiuto verso il suo modo “più diretto” di concepire la sessualità.

APPROCCIO GIOCOSO L’approccio giocoso può essere relativamente stabile, se condiviso, ma appare come un modo per indurre il partner a superare le proprie inibizioni, se è posto in essere nei confronti di un partner molto inibito. Va sottolineato che il partner più inibito potrebbe considerare aggressivo e sostanzialmente violento, nonostante le apparenze del gioco, il tentativo di indurlo a un coinvolgimento sessuale non pienamente voluto o non ancora completamente accettato, e questo rischio va evitato in ogni caso.

APPROCCIO SPERIMENTALE L’approccio sperimentale è totalmente centrato su quello che si fa e non sulla persona con la quale lo si fa, è un approccio immaturo dovuto più alla curiosità che ad un interesse affettivo verso il partner. Chi segue un approccio sperimentale propone insistentemente al partner nuove esperienze anche se si rende conto che le proposte non incontrano l’entusiasmo quanto la perplessità e nel migliore dei casi, l’acquiescenza passiva del partner, che dopo l’esperienza è bombardato di domande con una risposta implicita contenuta nella domanda stessa, del tipo: “è vero che ti eccita?”.

IL RIFIUTO
Una riflessione a parte va fatta su un concetto delicatissimo che interviene nelle relazioni sessuali e cioè sul concetto di rifiuto più o meno radicale della sessualità del proprio partner. Costruire una relazione interpersonale, a qualunque livello, vuol dire comprendere e rispettare il mondo del partner, i suoi bisogni, le sue debolezze, le sue frustrazioni. Queste cose sono già difficili nelle relazioni che non coinvolgono la sessualità ma possono diventare un elemento critico nelle relazioni sessuali. Quando entra in gioco la sessualità, comprendere e rispettare vuol dire dover necessariamente tenere conto della sessualità del partner e in qualche modo integrarla con la propria, e non va mai dimenticato che il partner è un’altra persona che, per quanto affine, ha una sua concezione della sessualità e un suo modo di viverla. Accettare in teoria la sessualità di un altro è facile quando non ci sono coinvolgimenti sessuali ma può essere difficilissimo quando i coinvolgimenti sessuali ci sono, perché questo significherebbe allargare il proprio orizzonte sessuale ad una diversa visione della sessualità, che non appare sempre condivisibile. In genere a questi aspetti si presta poca attenzione, dando per scontato che una volta arrivati al sesso le cose andranno avanti da sé senza alcun problema, cosa che non è quasi mai vera. Bisognerebbe chiedersi fino a che punto si è veramente disponibili a cambiare i propri punti di vista, prima di avviare una relazione sessuale, ma questa valutazione, dovrebbe basarsi su una conoscenza seria del partner, cosa che è molto difficile che si realizzi prima dell’avvio del rapporto. Quindi, in genere, si procede, dando per scontato che le cose troveranno da sé la loro strada. Una volta avviata una relazione sessuale, però, i nodi vengono al pettine. Da un lato c’è la tendenza a portare comunque avanti la relazione, perché almeno in teoria, essa appare gratificante e sembra che la prospettiva che le cose possano cambiare nel senso da noi voluto sia sempre valida, dall’altro però si avvertono sempre di più le dissonanze tra il proprio modo di intendere la sessualità e quello del partner e cominciano a presentarsi forme di rifiuto più o meno velato nei confronti del partner nel tentativo di portarlo nel nostro mondo. A questo punto, se c’è un rapporto affettivo vero ed è possibile parlare chiaro si può arrivare a superare il problema con un adattamento reciproco e condiviso, che non deve essere neppure dichiarato, ma basta che si realizzi nei fatti. Se la volontà di salvare il rapporto è più forte della tendenza a prevalere nel confronto, la relazione potrà crescere su basi solide, in caso contrario andrà incontro a conflitti più o meno dichiarati, fino alla rottura o ad una prosecuzione sostanzialmente svuotata di significato. Va sottolineato che quando si sta costruendo una relazione sessuale, un rifiuto opposto ad una richiesta cui il partner attribuisce un significato importante equivale ad un rifiuto della persona.

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SESSO GAY E INTIMITA’ SESSUALE

Il sesso non è performance, non si tratta di dare spettacolo o di dare dimostrazioni di vario genere. Il sesso vero non è un film porno. Il sesso, e parlo in particolare del sesso gay, cioè di una dimensione sessuale che non ha nulla a che vedere con la procreazione, è essenzialmente intimità condivisa. Premetto che questo concetto di sessualità è molto largo e comprende tante cose che non sono sesso in senso stretto, ma hanno o possono avere molte implicazioni sessuali. Si raggiunge una intimità sessuale vera quando non si è condizionati dal proprio partner, nel senso che non ci si sente né costretti né artificiosamente indotti a fare sesso, ma lo si fa liberamente, quando chiedere un contatto sessuale al proprio compagno non crea imbarazzo e non può suscitare in nessun caso risposte perplesse o imbarazzate, quando la richiesta di un contatto sessuale da parte del proprio compagno viene accolta come una cosa positiva e di grande significato affettivo, quando lo stare nudi insieme non crea ansia o imbarazzo, quando il contatto fisico è senza riserve e senza tabù. L’unico vero problema, nel sesso gay, è rappresentato dal rischio delle malattie sessualmente trasmesse, ma al di là di questo rischio, che è oggettivo e che bisogna SEMPRE prevenire in modo adeguato, non esistono in pratica altri veri problemi.

Il sesso, tutto il sesso, è assolutamente incompatibile con l’idea del dominio, della sopraffazione o della strumentalizzazione dell’altro. Nei rapporti sessuali gay la regola della parità dei partner è assolutamente fondamentale. Chi cerca di usare il sesso come mezzo di dominio e di controllo di un’altra persona o semplicemente si comporta inducendo anche inconsciamente forme di subordinazione o di timore nell’altro, è bene che capisca che quelle finalità è quei comportamenti sono la negazione della sessualità, che è una partecipazione profonda alla vita dell’altro, alle sue ansie e ai suoi problemi, cioè alla vita dell’altro nel suo complesso, perché nel sesso si riflette l’intera personalità di un individuo. Ed è per questo che vivere bene la sessualità porta benefici grandissimi non solo al tono dell’umore, ma all’equilibrio complessivo della persona e al suo stato di salute generale.

La condivisione della sessualità, quando è autentica e reciproca, abbassa i livelli di ansia e aiuta ad affrontare insieme anche i problemi della vita ordinaria, perché crea un legame solido, un rapporto di fiducia e di stima tra due persone che si sostengono reciprocamente e possono partecipare uno alle decisioni dell’altro esprimendo anche un diverso punto di vista, cosa che non fa mai male.

Accettare l’idea che si debba giungere a compromessi e che la convivenza pacifica è in fondo l’arte del compromesso è un indice di maturità, ma se è facile accettare compromessi su questioni oggettivamente di peso molto relativo, quanto più una scelta implica livelli profondi dell’affettività di una persona, tanto più difficile diventa accettare compromessi. Si può accettare facilmente l’idea di andare una domenica con un amico a vedere un film anche se il film non ci interessa, ma è moralmente riprovevole accettare di sposare una donna invece di un’altra per conseguire vantaggi economici o di carriera. Nel dire moralmente riprovevole, intendo dire che una scelta del genere non è solo teoricamente immorale ma finisce per condizionare negativamente tutta la vita. In sostanza le scelte immorali sembrano portare vantaggi, o forse portano oggettivamente vantaggi nell’immediato, ma a lungo termine si pagano e spesso molto pesantemente. Mescolare l’interesse sessuale con interessi di altra natura, cioè con interessi legati alla ricerca di vantaggi di tipo economico o sociale, significa subordinare una scelta affettiva fondamentale al conseguimento di finalità che appaiono fondamentali ma non lo sono affatto. Chi toglie valore alla sessualità subordinandola a fini non affettivi, nega una parte essenziale di sé in nome di interessi sostanzialmente effimeri, cioè subordina l’essenziale al marginale.

La sessualità non va mitizzata né decontestualizzata, proprio perché è relazionale, non esiste in astratto ma soltanto in situazioni specifiche. Le esperienze legate alla sessualità sono vissute in modo strettamente personale e dipendono dalla relazione con un altro individuo specifico. Ciò che si è vissuto con Tizio non ha niente a che vedere con ciò che si potrà o si potrebbe vivere con Caio. È proprio per questa ragione che definire delle regole del comportamento sessuale non ha sostanzialmente significato. Non esiste alcun manuale della sessualità al di là dell’unica regola fondamentale secondo la quale la sessualità deve essere una forma d’amore. Le uniche regole di comportamento sessuale ammissibili sono in effetti soltanto corollari dell’unica regola fondamentale.

Regole astratte, come la monogamia stretta, la definitività almeno tendenziale del legame e quindi la sua irrevocabilità o la sua difficile revocabilità, la necessità della convivenza, la socializzazione del rapporto, ecc. ecc., non sono che tentativi di incasellare un rapporto affettivo entro categorie analoghe a quelle che si danno per scontate, pur non essendolo affatto, nell’ambito del matrimonio. Che quelle regole possano non avere alcuna utilità e possano essere addirittura di intralcio nell’ambito del matrimonio, ovviamente eterosessuale, è stato già riconosciuto a livello sociale, attraverso l’introduzione del divorzio, che tra l’altro è un istituto antico come il mondo, almeno nei paesi in cui la legge ha conservato una sua sostanziale laicità, cioè è stata vista come una organizzazione dell’esistente e non come una forma di imposizione indiretta di comportamenti ritenuti giusti a priori. In ambito eterosessuale esiste il problema oggettivo della tutela dell’interesse dei figli e una regolamentazione del matrimonio ha comunque una motivazione. In buona sostanza il vero problema, in quell’ambito, è costituito dalla definizione dei limiti entro i quali il legislatore può operare. Nell’ambito dei rapporti omosessuali, se ci si riferisce alla tutela dei figli, laddove ce ne sono, non si può che fare riferimento alla stessa disciplina che regola i rapporti eterosessuali, perché l’interesse da tutelare è quello dei minori e non quello degli adulti, ma quando non ci sono figli, come ancora oggi accade nella stragrande maggioranza dei casi, in uno stato laico non è ammissibile alcuna intromissione restrittiva da parte del legislatore, mentre è doveroso ogni intervento volto a garantire la parità di trattamento con le coppie eterosessuali per i partner delle unioni omosessuali che intendono formalizzare legalmente il loro rapporto.

Ovviamente una cosa è la sostanza del rapporto di coppia e un’altra cosa è la sua formalizzazione legale, che non è un obbligo ma un diritto che deve essere oggetto di scelta condivisa da parte dei due partner, ma, va ribadito, deve essere solo la formalizzazione di qualcosa di già esistente. Il rapporto di coppia non si costituisce col matrimonio o con qualsiasi altro strumento giuridico e, anzi, si può affermare che la formalizzazione del rapporto non costituisce in nessun caso un puntello per mantenere in piedi una unione traballante o per creare un vincolo affettivo. In una coppia gay la condivisione dell’intimità sessuale è un fatto assolutamente primario e libero, non è una scelta o una decisione razionale che tenga conto di prevedibili vantaggi e svantaggi. La condivisione dell’intimità sessuale, se non è assolutamente spontanea e istintiva, è il risultato di una forzatura o di un’auto-forzatura più o meno violenta e proprio per questo nasce viziata dalla mancanza di spontaneità ed è destinata a non produrre effetti positivi.

L’esperienza insegna che come un ragazzo etero non è attratto verso tutte le donne, così un ragazzo gay non è attratto verso tutti gli uomini e, anzi, la stragrande maggioranza degli uomini gli è del tutto indifferente, perché l’attrazione sessuale scatta soltanto nei confronti di poche o pochissime persone. È solo con quelle persone che si sperimenta una vera forma di coinvolgimento sessuale, su quelle persone soltanto, se si ha modo di conoscerle meglio, è possibile vivere forme di vera eccitazione sessuale. Se l’attrazione è reciproca allora l’idea di condividere la propria sessualità diventa una possibilità concreta.

Va sottolineato che la formula tradizionale secondo la quale le coppie bene assortite, che sarebbe meglio definire coppie stabili, devono essere formate da individui tra loro molto simili, è un classico preconcetto che non trova alcuna corrispondenza nella realtà. Non esistono parametri a priori che consentano di prevedere la maggiore o minore stabilità di una ipotetica coppia sulla base della sola osservazione dei due ipotetici partner separatamente uno dall’altro. La sessualità è relazionale e spesso le coppie stabili trovano “la loro motivazione” in cose che viste dal di fuori hanno ben poco significato o non ne hanno affatto. Le motivazioni per le quali una coppia dura nel tempo sono inerenti a quella singola coppia e non sono generalizzabili.

Un elemento si registra però quasi costantemente all’atto della formazione di un nuovo e vero legame di coppia: quando un ragazzo si sente attratto da un altro e si rende conto che l’altro condivide gli stessi sentimenti, il coinvolgimento è totale e entrambi provano la sensazione di cominciare una “vita nuova” una vita in due. Non è detto che queste sensazioni siano destinate a durare nel tempo, perché l’interesse istintivo nasce spesso sulla base non di una conoscenza reciproca seria ma di proiezioni di ciò che si desidera, proiezioni che si rischia talvolta di confondere con la realtà. Il ragazzo che mi attira sessualmente è bellissimo, serissimo, buonissimo, bravissimo, innamoratissimo di me, ecc. ecc.. Naturalmente queste assunzioni di principio dovranno poi fare i conti con la realtà, ma, se, anche ridimensionate, rimarranno sostanzialmente in piedi, portando magari a una conclusione del tipo: “Lui ha i suoi difetti, ma io non lo scambierei con nessun altro!” e simili valutazioni saranno state fatte anche dall’altro partner, non si potrà che prendere atto che una coppia si è di fatto costituita.

Coppia significa libertà reciproca, stima reciproca, conoscenza reciproca senza tabù e condivisione della sessualità, è qui comincia il difficile, perché, lo sottolineo, in questo caso condivisione significa condivisone senza riserve, senza zone d’ombra, senza omissioni. Non c’è una vera stima del proprio partner se non lo si ritiene all’altezza di capire integralmente il nostro punto di vista e il nostro vissuto, parlo di capire, non necessariamente di condividere, ma, sia ben chiaro, per capire i comportamenti di un individuo bisogna non porsi in atteggiamento giudicante e avere quantomeno rispetto per quello che non si condivide. Non condividere non significa giudicare negativamente ma soltanto non vivere in prima persona le stesse cose.

La condivisione della sessualità è una forma di affidamento reciproco. Ciascun partner confida all’altro aspetti privatissimi della sua persona, cosa questa che è possibile solo quando c’è una stima reciproca profonda. Ovviamente questo affidamento presuppone l’assoluta riservatezza da parte del partner. La violazione della riservatezza è sempre un comportamento da irresponsabile, ma quando si tratta di sessualità risulta particolarmente sgradevole per il partner e se la violazione della riservatezza è pienamente consapevole e voluta, rappresenta una forma odiosa di aggressività che rende impensabile la prosecuzione del rapporto. Ciò che si è saputo nell’ambito di un rapporto di coppia, e non di un generico rapporto di tipo sociale, deve rimanere strettamente nell’ambito di quella relazione di coppia. La violazione di questo principio di riservatezza, anche nei confronti dei genitori o dei fratelli risulta intollerabile e non ammette alcuna giustificazione. Allo stesso modo, i problemi di coppia devono essere risolti all’interno della coppia, possono anche essere chiamate ad intervenire altre persone ma esclusivamente nel caso in cui entrambi i partner siano d’accordo, altrimenti la privacy della coppia ne resterebbe violata e uno dei due partner vedrebbe pesantemente tradita la fiducia che riponeva nel partner.

Condivisione della sessualità significa ricerca di un equilibrio, ossia di un compromesso tra diversi modi di vivere la sessualità. Quanto meno le visioni della sessualità dei due partner sono compatibili, tanto più sarà complessa la ricerca dell’equilibrio. Sottolineo che non ho parlato di identità o di somiglianza ma di compatibilità. Due persone possono avere visioni distinte della sessualità che, tuttavia, sono perfettamente compatibili. Il mantenimento dell’equilibrio non è sempre facile e i momenti di crisi esistono. Una coppia solida non è una coppia immune da momenti di crisi, ma una coppia che riesce a trovare al suo interno motivazioni sufficienti per superare la crisi e procedere oltre.

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RELAZIONI GAY SENZA COPPIA GAY

Caro Project,

il tuo forum mi ha accompagnato in tante fasi grigie della mia vita, adesso le cose vanno meglio e penso di poter dare anche io il mio contributo, questa volta almeno un po’ positivo.

Ho 36 anni, qualche esperienza con i ragazzi nel passato, ma senza entusiasmo, erano meteore che arrivavano e passavano oltre, ma alla fine ho trovato un ragazzo diverso, è di poco più giovane di me, lavora pure lui da qualche anno. Ci siamo conosciuti per motivi di lavoro e la simpatia è stata reciproca e immediata: scambi di sorrisi e di gentilezze, poi piano piano abbiamo cominciato a fidarci uno dell’altro e lì la storia è diventata importante. C’è stato sesso ma c’è stato molto altro, c’è stato rispetto, sincerità, piano piano abbiamo capito che eravamo importanti uno per l’altro, almeno fino a un certo punto. Lui è bello, o comunque a me piace molto proprio fisicamente, un po’ sovrappeso ma in modo molto relativo. Non è il ragazzo che avevo sempre sognato, non ero preparato a incontrare uno come lui, razionale e emotivo nello stesso tempo, solido come una roccia ma fragile come un cristallo, pieno di contraddizioni, o forse proprio di quelli che in genere si chiamano difetti, ma non lo cambierei con nessun altro. Ha una cosa che mi ha sempre affascinato, la fedeltà, non nel senso di monogamia ma nel senso che non ti abbandona e non ti imbroglia, ti dice quello che pensa anche nel modo più brutale, se gli capita, ma accetta di tornare indietro e di cambiare opinione. Lui è una presenza, o meglio la presenza nella mia vita. So che lui ha avuto e ha anche adesso altri ragazzi ma io non sono mai stato geloso, lo sarei se pensassi di poterlo perdere, ma è una paura che non ritengo fondata. Lui mi conosce ormai piuttosto bene e sa che pure io, anche se mi faccio sentire poco, a lui ci penso eccome, e allora è lui che mi cerca, perché sa che la cosa a me fa piacere e in fondo fa piacere anche a lui. Lui non è prevaricatore, è insistente ma con buon senso e sa come prendermi. Qualche mese fa ho passato dei brutti momenti a livello di salute e lui c’è stato eccome, non si è tenuto a distanza, mi ha dato una mano seria, forte, sia operativamente che come sostegno psicologico. Poi le cose si sono risolte bene e lui ne è stato quasi più felice di me. Gli voglio bene perché non è egoista. Mi sono chiesto tante volte che cosa lui possa avere trovato in me di attraente. Penso che l’unica cosa che può averlo attratto sia stata il fatto che  mi vedeva coinvolto in modo serio, come non mi era mai capitato prima. Non siamo più ragazzini ma in un certo senso stiamo vedendo crescere la nostra relazione giorno dopo giorno. Non viviamo insieme, ma lui viene parecchie volte a stare a casa mia qualche giorno oppure io vado da lui. Insieme stiamo bene, non abbiamo mai litigato, tra noi non ci sono tentativi di prevalere e abbiamo deciso di tenere il nostro privato esclusivamente per noi. Nessuno sa che stiamo insieme. In pubblico siamo ottimi colleghi di lavoro e niente di più, ma il privato è tutto nostro e solo nostro! Io piano piano ho imparato a capire la differenza tra un sogno, diciamo un mito, e un ragazzo vero. Non mi è facile accettare che lui non è il mio ragazzo e che ha una sua vita affettiva e sessuale di cui io, di fatto, so poco o nulla, cioè so che ha altri ragazzi perché me lo ha detto lui, ma niente di più di questo. In effetti io non l’ho mai visto come il mio ragazzo, anzi questo modo di inquadrare le cose in termini di fidanzati e simili, mi sembra mille miglia lontano da me. Certe volte mi chiedo che cosa c’è che ci tiene insieme, nella misura in cui in qualche modo stiamo pure insieme. In ogni caso lui, per quanto parzialmente, c’è, e quando ho avuto veramente bisogno di lui non si è defilato, poi ha ripreso la sua vita ordinaria, in cui ci sono anche io e adesso stiamo andando avanti così. Finirò per dimenticarmi di lui? Penso che sia possibile. In qualche modo ci vogliamo bene ma non siamo uno per l’altro una opzione irrinunciabile. Mi fa piacere vederlo, si passa qualche ora insieme, e poi si torna alla solita vita. Certe volte con lui mi sento in imbarazzo, ci sto bene, non lo nego, ma il senso di precarietà è forte, anche se non posso negare che di fatto si tratta più di paure  che di timori fondati. Certe volte penso che a questo mondo siamo veramente tutti soli e che è solo anche lui e che più che cercare un compagno con cui condividere la vita, cerchiamo un modo per spezzare la solitudine. In qualche modo ci si riesce pure, almeno per un po’, ma poi si ripiomba in un quotidiano che è l’ossatura stessa della nostra vita.

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AUTOBIOGRAFIA SESSUALE di John Addington Symonds

Vi comunico che oggi ho messo in rete un mio nuovo lavoro:

“AUTOBIOGRAFIA SESSUALE DI JOHN ADDINGTON SYMONDS ”.

Si tratta di un testo di una sessantina di pagine, che è anche corredato di note che richiedono l’impaginazione tipica di un libro, e che, quindi, non può essere riportato in un post di un forum.

Il testo è basato su una recente e importante pubblicazione “The Memoirs of John Addington Symonds”, in the critical edition edited by Amber K. Regis for Palgrave Macmillan, 2016, in the Genders and Sexualities in History series, dalla quale ho tratto i testi di Symonds che cito nel mio saggio.

Non si tratta di un qualsiasi libro di Memorie ma della autobiografia sessuale dell’autore, scritta con assoluta aderenza ai fatti e con assoluta trasparenza per lasciare un documento della vera evoluzione sessuale di un Inglese colto nato nel 1840 e morto nel 1893. Ho tradotto in Italiano per la Biblioteca di Progetto Gay  due importanti libri di Symonds, e penso sia veramente utile pubblicare ora, sia in Inglese che in Italiano un testo che illustra l’evoluzione della sessualità di Symonds.

I Memoires di Symonds sono un unicum, perché sono e restano ancora oggi l’unica seria autobiografia sessuale (assolutamente libera da interessi commerciali di qualsiasi genere) che sia stata pubblicata. Va sottolineato che il testo non era originariamente destinato alla pubblicazione perché in Inghilterra, patria dell’autore, l’omosessualità era punita dalla legge criminale e il testo che vi presento sarebbe stato certamente  considerato osceno e la sua pubblicazione sarebbe stata quindi un vero crimine. Non si tratta di un romanzo. Symonds oltre a raccontare i fatti fa esplicitamente i nomi dei protagonisti. Il libro, che ha richiesto all’autore uno sforzo notevolissimo e lo ha allontanato dalla possibilità di perseguire un maggiore successo nel campo della storia dell’arte e della cultura classica, di cui si occupava a livello accademico, è quindi un contributo unico allo studio della omosessualità che al suo tempo muoveva i primi e incerti passi. Va sottolineato che Symonds si sposò ed ebbe quattro figlie, e la storia del suo matrimonio, portato avanti nonostante alcune importanti e serie storie omosessuali, è una testimonianza unica nel suo genere.

Sarò immensamente grato a chiunque leggerà il mio lavoro e vorrà farmi conoscere il suo pensiero in proposito.

Potete leggere il libro semplicemente cliccando sul seguente link:

http://gayproject.altervista.org/johh_addington_symonds_omosessuale.pdf

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